11/04/2016, 10.19
COREA DEL SUD
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Corea, elezioni in bilico: i giovani ago della bilancia

Il partito conservatore al potere dovrebbe conquistare la maggioranza relativa dei 300 seggi del Parlamento, aiutato anche dalle divisioni nel campo dell’opposizione. Ma gli under 30 sono comunque scontenti dell’attuale situazione socio-economica, e secondo i numeri potrebbero cambiare l’esito (o almeno mandare un segnale forte) durante il ballottaggio del 13 aprile.

Seoul (AsiaNews) – Le elezioni parlamentari che si sono svolte nel fine settimana avranno un esito definito soltanto dopo il ballottaggio del 13 aprile. Avendo un panorama politico abbastanza variegato, infatti, i candidati ai 300 seggi dell’Assemblea nazionale non hanno raggiunto quasi in nessun caso la maggioranza assoluta necessaria per l’elezione al primo turno. I membri del Saenuri – il partito conservatore al potere – dovrebbero comunque tenere il controllo del Parlamento.

Ma diversi sondaggi puntano il dito su due fattori importanti. Il primo è la divisione nel campo dell’opposizione, fra liberali e democratici, che ha di fatto aiutato i rivali; il secondo è il “fattore giovani” caratterizzati dai “tre no”. Il riferimento è a una formula coniata alcuni anni fa da un sociologo coreano: significa niente lavoro, niente casa e niente matrimonio.

La crisi economica globale del 2008 ha colpito anche la Corea del Sud, quarta economia asiatica per espansione, che ha scelto di proteggere il sistema costituito senza pensare a riforme strutturali orientate al mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione degli under 30 è del 12,5%, contro il 4,9% della media nazionale.

La considerazione generale fra i giovani è che la colpa sia proprio del Saenuri, che in effetti punta su un elettorato di età maggiore e non ha messo in campo politiche orientate al miglioramento della situazione dei giovani. Un sondaggio di Gallup Corea mostra che soltanto il 17% degli under 30 darà o ha dato il suo voto ai conservatori.

Lee Chung-hee, professore di politica alla Hankuk University of Foreign Studies, spiega che la frustrazione giovanile riflette un enorme cambiamento socio-economico: “I sudcoreani hanno sempre pensato che non è importante quanto la situazione sia brutta: lavorano con impegno perché sono convinti che così potranno uscirne. Ma oggi i giovani hanno capito che anche dare tutto per il lavoro non basta più”.

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