21/08/2015, 00.00
COREA
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Corea, tensione al confine: Kim Jong-un ordina lo stato di guerra

Dopo una serie di colpi di artiglieria reciproci, Pyongyang intima a Seoul di smantellare un altoparlante di propaganda e minaccia: “Entro 48 ore, saremo sul piede di guerra”. Una lettera del Fronte unito del Nord apre un canale di dialogo. Seoul pronta a rispondere a entrambe le opzioni. Fonte cattolica di AsiaNews: “Tanto risalto dai media e dai militari, ma la popolazione è tranquilla. Preghiamo per la pace”.

Seoul (AsiaNews) – Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha ordinato alle sue truppe di entrare in assetto di guerra dalle 17.00 (ora locale) della giornata di oggi, 21 agosto 2015. Inoltre, ha intimato a Seoul di smantellare “entro 48 ore dallo stesso ultimatum” gli altoparlanti dal lato sudcoreano della Zona demilitarizzata, che hanno ripreso da giorni la trasmissione di programmi contrari al governo di Pyongyang. Sale la tensione fra le due Coree, dopo lo scambio di colpi di artiglieria durato alcune ore il 20 agosto.

L’esercito nordcoreano ha aperto il fuoco alle 16 locali di ieri (le 9 in Italia) contro l’altoparlante. Un funzionario del ministero della Difesa di Seoul ha però chiarito che i colpi “erano diretti contro una collina disabitata lontana alcuni chilometri dal set di propaganda. Quindi non sembra realistico che il Nord abbia voluto colpire il segnale trasmettitore”. I proiettili non hanno fatto danni a cose o persone.

In ogni caso, l’artiglieria di Seoul ha risposto con decine di proiettili da 155 mm. Gli scontri a fuoco sono andati avanti per circa tre ore, e si sono interrotti con la notte. Nel frattempo, il governo del Nord ha inviato due lettere alla controparte del Sud. La prima, scritta dallo Staff generale dell’Esercito popolare della Corea del Nord e diretta al ministero della Difesa di Seoul, presenta l’ultimatum e minaccia lo stato di guerra se non verrà smantellato l’altoparlante. A questa un portavoce della Casa Blu – residenza ufficiale del leader sudcoreano – ha risposto chiedendo “quale fuso orario vada seguito, quello di Seoul o Pyongyang?”. Il riferimento è allo spostamento delle lancette deciso dal dittatore del Nord, che ha imposto uno iato di mezz’ora fra le due capitali.

La seconda è firmata da Kim Yang-gon (direttore del Dipartimento nordcoreano del Fronte unito, che cura gli affari sudcoreani) e inviata al capo dell’Ufficio sicurezza nazionale di Seoul Kim Kwan-jin. Nel testo, Pyongyang specifica che le trasmissioni di propaganda “sono una dichiarazione di guerra” ma apre un canale per il dialogo “e il miglioramento della situazione”.

Il governo di Park Geun-hye ha dichiarato di aver riacceso il trasmettitore – dopo 11 anni di silenzio – in risposta alle mine anti-uomo che l’esercito del Nord avrebbe piazzato nella Zona demilitarizzata. Questi ordigni sono esplosi lo scorso 4 agosto 2015 e hanno ferito in maniera grave due soldati sudcoreani di stanza al confine. Pyongyang nega le accuse.

Nelle trasmissioni incriminate, uno speaker racconta ai nordcoreani cosa accade nella loro parte del confine: esecuzioni di cittadini e funzionari di regime, provocazioni militari, minacce del leader Kim Jong-un alla comunità internazionale. Diverse decine di rifugiati nordcoreani al Sud, nel corso degli anni, hanno confermato di aver sentito notizie “proibite” attraverso il segnale, che può essere ascoltato fino a 10 chilometri di distanza dal confine.

Nonostante l’ampio risalto dato dai media coreani e internazionali a questo incidente, una fonte cattolica di AsiaNews commenta: “I colpi di entrambe le parti sono andati a vuoto, e hanno aperto un canale di dialogo. Non credo che il Nord voglia andare oltre, noi preghiamo tanto per evitarlo. I giornalisti e i militari fanno tanto clamore per i propri interessi, ma la popolazione è tranquilla. La vera guerra qui da noi va fatta con il Vangelo, per cambiare i cuori degli uomini”. 

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