26/04/2006, 00.00
CINA - TAIWAN
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Crescono senza sosta gli investimenti di Taiwan in Cina

L'isola è il primo investitore mondiale nel Grande Paese. Aumentano anche i rapporti commerciali e i collegamenti aerei, in una politica pragmatica di consentire sempre maggiori legami.

Taipei (AsiaNews/Scmp) – Crescono gli investimenti taiwanesi in Cina, nonostante l'ordine del Presidente Chen Shui-bian di diminuirli. Da giugno tra i due Paesi entra in vigore un nuovo collegamento aereo.

Nel marzo 2006 gli investimenti di cittadini e ditte di Taiwan nella Grande Cina sono arrivati a 853,4 milioni di dollari Usa, con un aumento del 65,7% rispetto al marzo 2005. Gli investimenti taiwanesi in marzo negli altri Paesi sono stati, invece, "solo" di 483,2 milioni. Nei primi 3 mesi del 2006 le autorità di Taiwan hanno approvato 238 investimenti diretti in Cina per totali 1,76 miliardi di dollari (+46,31% in un anno). Taiwan rappresentava il 9,5% degli investimenti diretti esteri in Cina nel 1991, ma è arrivata al 53,7% nel 2003 (per 4,06 miliardi),  divenendo così il primo investitore del mondo.

Da anni il Presidente Chen Shui-bian chiede di diminuire gli investimenti, per timore che influiscano sull'indipendenza della Nazione. Ma gli uomini d'affari seguono criteri economici, non politici. Gli investimenti in Cina debbono essere autorizzati, ma gli imprenditori aggirano in vario modo i limiti: dal 1991 al 2005 Taiwan ha approvato investimenti per 47,2 miliardi di dollari, ma a Pechino risultano ammontare a 89,6 miliardi. Molte ditte trasferiscono in Cina l'intero capitale. A Taiwan risultano esportazioni di merci in Cina per 51,8 miliardi dollari nel 2005 e importazioni per 19,9 miliardi (escluso Hong Kong), con un surplus record di 31,9 miliardi. Ma Pechino dice che il giro di affari è stato di 92 miliardi complessivi con un surplus di 58 miliardi.

Con l'economia di Pechino in rapida espansione, "gli investitori di Taiwan – dice Thomas Lee Tung-hao, professore di Finanza all'università Nazionale di Chengchi – certo non vogliono perdere la possibilità di consolidare la loro presenza nel Grande Paese".

"Questo spiega – aggiunge Chiang Min-ching, professore di Organizzazione d'azienda all'università di Taipei – perché molti uomini d'affari sono andati con Lien Chan [presidente onorario del Kuomintang (Kmt), principale partito taiwanese di opposizione] al forum economico a Pechino" lo scorso 14-15 aprile  tra il Kmt e il Partito comunista cinese. Hanno partecipato all'incontro anche sostenitori di Chen, come Tai Sheng-tung, capo dell'Associazione nazionale dei piccoli e medi imprenditori, e Chao Teng-hsiung del gruppo Far Glory. Tai è anche capo della San Sun Hat and Cap Co., leader mondiale nella produzione di cappelli, e ha chiuso la fabbrica a Taiwan per fare maggiori investimenti in Cina. La scorsa settimana ha concordato con la provincia dello Jiangxi un investimento per 300 milioni di yuan.

Al termine del forum, Pechino ha offerto 15 facilitazioni ai taiwanesi, tra cui esenzioni fiscali per l'importazione di prodotti agricoli da Taiwan, riconoscimento di titoli di studio universitari, possibilità per i medici di andare in Cina per brevi periodi di lavoro.

Ieri il premier Su Tseng-chang ha annunciato l'apertura di un nuovo collegamento aereo tra i due Paesi dal prossimo giugno, dalla taiwanese isola di Quemoy alla città di Quanzhou. Anche Chen si è dichiarato favorevole. Esperti commentano che questi reciproci gesti di buona volontà mostrano il desiderio di aumentare i contatti in via di fatto tra i due Paesi. Dal gennaio 2001 tra i due Paesi esiste la politica dei "tre mini collegamenti", per consentire in via diretta il commercio, i trasporti e le linee postali, nonostante i dissidi politici. Nel 2001 ci sono stati appena 25 mila viaggiatori tra i due Paesi, ma dal 2001 al marzo 2006 sono stati a 671.297. (PB)

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