05/03/2010, 00.00
TURCHIA – STATI UNITI
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Crisi diplomatica fra Ankara e Washington sul “genocidio” armeno

La Turchia richiama il suo ambasciatore “per consultazioni” e non esclude ritorsioni. La controversia scatenata dall’approvazione di una risoluzione di una Commissione parlamentare Usa, che definisce “genocidio” il massacro di 1 milione e 500mila armeni durante la Grande guerra. Apprezzamenti da Yerevan.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – La Turchia ha richiamato il suo ambasciatore negli Stati Uniti “per consultazioni” e condanna la risoluzione di una Commissione parlamentare Usa, che qualifica come “genocidio” il massacro degli armeni durante la Prima guerra mondiale. Fra Washington e Ankara è crisi diplomatica e nemmeno l’intervento dell’amministrazione Obama, che aveva chiesto di non approvare la risoluzione, è servita per abbassare i toni.
 
In un comunicato ufficiale, il governo di Ankara condanna “questa risoluzione che accusa la nazione turca di un crimine che non ha commesso”. Il documento prosegue avvertendo che “in seguito a questo incidente, il nostro ambasciatore a Washington, Namik Tan, è stato richiamato ad Ankara per consultazioni”. La Turchia non esclude l’ipotesi di ritorsioni verso gli Stati Uniti nel futuro immediato.
 
All’origine dello scontro fra Stati Uniti e Turchia l’adozione di una risoluzione, approvata ieri con una maggioranza di 23 voti favorevoli e 22 contrari, da parte della commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti Usa. Essa qualifica come “genocidio” il massacro degli armeni compiuto dall’Impero ottomano fra il 1915 e il 1917.
 
L’amministrazione Obama era intervenuta alla vigilia del voto, chiedendo alla Commissione di non approvare il documento per non avvelenare i rapporti con la Turchia. Poco meno di un anno fa, il presidente Usa aveva ricordato il massacro del popolo armeno, ma aveva evitato con cura di usare la parola “genocidio”, invisa ai turchi. La risoluzione, di contro, invita il presidente Usa a “definire in modo preciso lo sterminio sistematico e deliberato di un milione e 500mila armeni”, che altro non è se non “un genocidio”.
 
Ankara non nega siano state commesse “atrocità” durante la Grande guerra. Tuttavia esse sono state parte del conflitto e non un “sistematico tentativo” di annientare il popolo armeno, di religione cristiana. Il governo di Yerevan ha invece apprezzato il voto della Commissione Usa, definendolo “un passo importante verso la prevenzione dei crimini contro l’umanità”.
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