04/08/2005, 00.00
PAKISTAN
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Cristiano detenuto per blasfemia in serio pericolo di vita

di Qaiser Felix

Yousaf Masih era stato arrestato a giugno. Anche la famiglia vive nel terrore; alcuni parenti sono già stati licenziati dal lavoro.

Lahore (AsiaNews) – Si aggravano le condizioni di Yousaf Masih, l'ultimo cristiano vittima della legge pakistana sulla blasfemia. In un'intervista ad AsiaNews Shahbaz Bhatti, presidente dell'All Pakistan Minorities Alliance (APMA), denuncia le preoccupanti condizioni in cui l'uomo 60ennne trascorre la sua detenzione. Nei giorni scorsi Batti ha incontrato per un'ora Masih; in questa occasione ha potuto constatare che l'uomo è "malato, debole e spaventato per il suo futuro e quello della sua famiglia".

Yousaf Masih è stato arrestato lo scorso 28 giugno a Nowshera, cittadina a est di Peshawar – nella provincia della Frontiera di nordovest (Nwfp). Lavorava come spazzino e gli era stato chiesto di bruciare alcune carte, tra cui fogli contenenti versetti del Corano, ma essendo analfabeta non poteva sapere di cosa si trattava.

Bhatti racconta che l'uomo è stato torturato prima alla stazione di polizia e poi in prigione. "Siamo molto preoccupati  per la sua vita – dice –perché i condannati per blasfemia non sono al sicuro nemmeno in carcere; lo stesso direttore della prigione ci ha avvertito che la vita di Masih è in pericolo". Il presidente dell'APMA ha ricordato il caso di Samuel Masih, accusato di blasfemia e ucciso il 24 maggio 2004 da una guardia che lo teneva in custodia. Bhatti fa notare inoltre che di recente Maulana Sami-ul-Haq, un leader della Muttahida Majilis-e-Amal - l'alleanza di 6 partiti islamici al potere nella Nwfp – ha chiesto che Yousaf Masih venga punito per i suoi crimini.

Anche la famiglia del detenuto è in grave pericolo. Secondo l'attivista cristiano alcune persone sospette stanno investigando su dove si trovino i parenti di Masih e alcuni suoi familiari sono già stati licenziati dai rispettivi posti di lavoro. "È evidente – ribadisce – che non solo l'uomo, ma tutta la sua famiglia vive sotto pressione e nel terrore".

"Le accuse contro Yousaf sono infondate – denuncia Batti – la  polizia ha registrato un caso di blasfemia senza avere prove o fare indagini più approfondite". "Questo – continua – è l'ennesima dimostrazione del crescente abuso che si fa di questa legge in Pakistan". La cosiddetta legge sulla blasfemia, corrisponde all'articolo 295 b e c del Codice penale pakistano. Il primo riguarda le offese al Corano, punibili con l'ergastolo, mentre il secondo stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni contro il profeta Maometto. Il 26 ottobre scorso il Governo ha approvato degli emendamenti alla legge: per evitare abusi il parlamento ha stabilito che la polizia deve accertare il fatto, prima di richiedere il fermo dell'imputato. La precedente normativa prevedeva, invece, l'arresto immediato.

L'APMA ha avvertito le autorità locali che la vita di Masih è in pericolo. "Se gli succederà qualcosa mentre è in custodia – avverte Bhatti - il governo sarà il solo responsabile".

L'attivista chiede quindi il rilascio immediato di Yousaf Masih e protezione per lui e i suoi familiari. Egli conclude poi con un appello al Governo: "Cancellare completamente la legge sulla blasfemia e impegnarsi nella protezione delle minoranze in Pakistan".

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