29/03/2011, 00.00
SIRIA
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Damasco, si dimette il governo. Bashar al-Assad parlerà al Paese

Un nuovo gabinetto sarà formato nelle prossime 24 ore. E’ previsto un discorso del presidente siriano per annunciare la fine dello “stato di emergenza” in vigore in Siria dal 1963, e una serie di riforme. Oggi manifestazioni a favore del regime in molte città siriane, ma non a Daraa e Lattakia, centri principali della protesta.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Il governo siriano si dimette, e un nuovo governo vedrà la luce nelle prossime 24 ore. L’annuncio è stato dato a Damasco, mentre nel cuore della capitale è in  corso una dimostrazione a favore del presidente della Repubblica, Bashar al-Assad, nel tentativo di rispondere alle manifestazioni che ormai da giorni fanno tremare il regime. Migliaia di sostenitori del presidente alawita si sono riversati a piazza Sabi’a Bahrat (piazza dei sette mari) i cui accessi erano controllati da agenti in tenuta antisommossa. Nella piazza uomini, donne e bambini sventolavano bandiere siriane, e ritratti di Bashar e di suo padre, Hafez al-Assad. “Il popolo vuole Bashar al-Assad” era uno degli slogan. Un altro afferma: “Dio, Siria, Bashar e basta”, in risposta al motto degli anti-regime: “Dio, Siria, libertà e basta”.

Nel frattempo la tv di Stato parla di manifestazioni ''di milioni di cittadini'' in sostegno di Bashar in ''tutte le regioni'' del Paese, trasmettendo in diretta immagini da Damasco, Homs, Aleppo al nord,  Hasake nel nord-est e Hama al centro. Ma mancano sia Daraa al sud che Lattakia, il maggiore porto, centri dove la repressione del governo ha fatto molte vittime.

Le manifestazioni seguono l’impegno del regime di abolire lo stato di emergenza in vigore dal 1963, quando il partito Baath ha preso il potere. Bashar al-Assad, che è succeduto a suo padre nel 2000, dovrebbe rivolgersi al Paese nelle prossime ore, per annunciare in dettaglio una serie di riforme.  E’ questa la più profonda crisi politica vissuta dalla Siria dall’inizio degli anni ’80, quando il regime stroncò con estrema durezza la nascita di un movimento fondamentalista islamico.  

Le vicende siriane sono seguite con attenzione in tutta la regione.  Analisti affermano che se la Siria si sgretola, come la Libia, e se Bashar fosse obbligato a lasciare il potere come è accaduto in Tunisia e in Egitto, ci sarebbero conseguenze strategiche sui maggiori alleati regionali di Damasco: Iran, Hezbollah e Hamas. Anche Israele che ha nella Siria un vicino ostile, ma prevedibile, osserva con timore la rivolta, e il suo esito. Modifiche al potere a Damasco avrebbero effetto immediato sul Libano, e sull’equilibrio di forze nella regione fra sciiti e sunniti.

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