24/08/2007, 00.00
IRAQ
Invia ad un amico

Diocesi del nord, la persecuzione che diventa speranza

Terminati ieri a Komané gli esercizi spirituali per 22 tra vescovi e sacerdoti caldei del nord Iraq. Preghiere e riflessioni sul ruolo del sacerdote, “speranza nella persecuzione”. Arcivescovo di Kirkuk: “I nostri coraggiosi preti sognano una Chiesa forte che denunci le ingiustizie e contribuisca alla riconciliazione”.
Ahmadiya (AsiaNews) – Il sacerdote in Iraq come “segno di speranza per la sua Chiesa “perseguitata”, ma anche per la riconciliazione del Paese; su questo tema hanno pregato e riflettuto 18 sacerdoti e 4 vescovi caldei del nord, che dal 20 al 23 agosto si sono riuniti al Centro ritiri di Komané – diocesi di Ahmadiya  - per esercizi spirituali. A guidare gli esercizi il padre domenicano Nageeb Merkhael.
 
In un comunicato ufficiale, in arabo, il coordinatore, p. Imad Khochab, fa un resoconto della tre giorni al nunzio in Iraq. “Abbiamo affrontato – si legge – le 4 dimensioni della vita del sacerdote: spirituale, intellettuale, sociale e pastorale, al fine di rinnovare l’immagine del sacerdote, del servizio e del sacrificio perché questo sia veramente segno di speranza”. L’occasione – prosegue – ci ha permesso di rafforzare la nostra fede ed il nostro impegno nella missione nonostante le difficili circostanze ed i sacrifici”.
 
I vescovi presenti agli esercizi erano mon. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, mons. Rabban al Qas, di Ahmadiya, mons. Petros Hanna Issa Al-Harboli, di Zahko, mons. Mikha Pola Mandassi, da Alqosh. Ad AsiaNews mons. Sako racconta: “Per tutti noi questo è stato un momento particolare per pregare insieme e meditare sulla nostra situazione ed il nostro ruolo come Chiesa”. Tra i partecipanti la consapevolezza comune era: “La Chiesa caldea è una chiesa perseguitata, che ripone la sua unica fiducia nella forza della sua fede e dello spirito. Così conserva la sua libertà profetica e la sua speranza”. L’arcivescovo di Kirkuk usa parole di ammirazione per “il coraggio dei giovani preti che con grandi sacrifici nutrono ancora speranza e sognano una Chiesa irachena forte, che se necessario difenda la dignità umana e denunci le ingiustizie commesse contro i deboli. Una Chiesa chiamata a fare opera di riconciliazione e pacificazione”.
 
A margine degli esercizi spirituali i 4 vescovi hanno preso alcune decisioni di carattere tecnico, come adottare il sistema dei salari: le diocesi finanzieranno economicamente gli spostamenti dei sacerdoti all’interno e all’esterno delle loro parrocchie. Questo provvedimento “libera il prete dalla preoccupazione materiale e salvaguardia la sua dignità e gli permette di dedicarsi completamente alla sua missione”.
 
Inoltre si è deciso di far seguire alla tre giorni di Komanè una serie di conferenze su temi teologici, liturgici e pastorali, affinché i sacerdoti possano “assorbire le novità, attuarle nel loro servizio e unificare, per quanto è possibile, i punti di vista sui differenti aspetti delle 5 dicesi del nord.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Cortei nei villaggi cristiani: giustizia per la morte di mons. Rahho
29/03/2008
Sepolti a Karamles i tre cristiani uccisi nel rapimento del vescovo di Mosul
01/03/2008
Un altro attentato contro una chiesa a Mosul
17/01/2008
Premier iracheno assicura il Vaticano: "protezione e giustizia” per i cristiani
09/01/2008
Vescovo di Mosul: ci hanno abbandonati ai terroristi, ma i cristiani continuano a sperare
26/11/2007


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”