03/05/2018, 12.19
CINA
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Dona, Dona, dai la libertà a Liu Xia

di Liao Yiwu

Liao Yiwu, scrittore cinese in esilio, lancia un appello perché la moglie del dissidente Liu Xiaobo possa emigrare in Germania. In una delle sue ultime telefonate, la donna ha pianto in modo ininterrotto e ha detto che “è più facile morire che vivere”. “Dona. Dona”, un canto Yiddish, come simbolo del suo olocausto personale.

Berlino (AsiaNews/China Change) – Liu Xia, la moglie del defunto dissidente Liu Xiaobo, è in una situazione quasi disperata, sottoposta da anni all’isolamento senza aver compiuto alcun crimine. Presentiamo qui un appello dello scrittore Liao Yiwu, amico da lungo tempo di Liu Xia, in cui egli spiega le circostanze di una telefonata da lei fatta. Qui anche un link-audio con brani della telefonata. Liao Yiwu, dissidente in esilio, è autore del libro “God is red: the secret story of how Christianity survived and flourished in Communist China (Dio è rosso: la storia segreta di come il cristianesimo è sopravvissuto ed è fiorito nella Cina comunista)”, HarperCollins, 2011.

 

Il 30 aprile scorso, alle 4 del pomeriggio in Germania, ho parlato con Liu Xia, che era nella sua casa a Pechino. Ella ha detto: “Ora, non ho più nulla da temere. Se non posso andare via, morirò in casa mia. Xiaobo è andato, e adesso non c’è nulla per me nel mondo. È più facile morire che vivere. Sfidare la morte potrebbe anche non essere facile per me”.

Mi sono sentito come colpito da una scarica elettrica. Le ho detto di aspettare. Da quando Xiaobo è morto lo scorso luglio, gli agenti del Ministero della sicurezza dello Stato cinese hanno tenuto Liu Xia agli arresti domiciliari, portandola a forza a Dali nello Yunnan per un certo tempo. Ma io so che essi le hanno promesso di continuo e le garantiscono che lei potrà lasciare il Paese e cercare cure per la sua depressione clinica. Prima le hanno detto di aspettare fino a che non fosse finito il 19mo Congresso del Partito; poi le hanno detto di attendere fino alla conclusione delle “Due sessioni” a Pechino lo scorso marzo. Il primo aprile, prima del 57mo compleanno di Liu Xia, l’ambasciatore tedesco l’ha chiamata per esprimerle lo speciale rispetto del cancelliere Merkel e l’ha invitata per una partita di badminton a Berlino quanto prima.

Secondo mie informazioni, agli inizi di aprile, il Ministero tedesco degli esteri aveva già preso precisi accorgimenti, compreso il non avvertire i media; come avrebbero accolto Liu Xia in segreto all’aeroporto; come avrebbero organizzato le sue cure e la guarigione e ancora di più. Nelle mie telefonate con Liu Xia, ho chiesto la sua opinione molte volte, e discusso la questione in incontri e corrispondenze con buoni amici quali Herta Muller, Harry Merkle, Carolin, Silvia, e Peter Sillem, il rappresentante internazionale dell’arte fotografica di Liu Xia. Abbiamo analizzato ogni possibile dettaglio. Grazie al sostegno di Herta Muller, la Casa letteraria di Berlino era desiderosa di offrirle un appartamento per un ceto periodo; Carolin e Silvia stavano preparando una domanda al DAAD (Deutscher Akademischer Austauschdienst), una borsa di studio per artisti, mentre Peter Sillem aveva già contattato ospedali e specialisti per lei.

Tutti abbiamo aspettato con pazienza e quiete.

Tutti abbiamo aspettato quietamente questo paziente speciale.

Liu Xia non ha la fedina penale sporca e secondo il portavoce del Ministro cinese degli esteri ella ha la libertà di viaggiare ovunque voglia.

Abbiamo tenuto un profilo basso perché dopo la morte di Xiaobo, Liu Xia era devastata e la depressione clinica di cui lei ha sofferto per anni è riemersa con ancora più forza, trascinandola fino sull’orlo del collasso mentale. Finché rimane in Cina, non abbiamo alcun modo di prenderci cura di lei. Quando Liu Xia ha detto a Xiaobo che in Germania una squadra di soccorso speciale (compreso l’82enne Wolf Biermann e sua moglie) stava lavorando per aiutarla, mentre morina, Xiaobo aveva le lacrime agli occhi.

Il 30 aprile, nella mia conversazione con Liu Xia, ho detto che non sarei più rimasto fermo. Mi metto in azione e rivelerò in modo selettivo alcune verità che finora avevo trattenuto. Le ho detto che avrei pubblicizzato il suo pianto, che la sera dell’8 aprile era incontrollabile anche se lei aveva preso una dose massiccia di anti-depressivi. E lei ha detto di sì.

Le dichiarazioni che seguono sono trascritte dalla registrazione audio della nostra conversazione di quella sera. Anzitutto, io ho chiamato e le ho detto le mie preoccupazioni: io temevo che Liu Xia potesse ancora una vota ‘sparire’. Ero preoccupato che il governo cinese avrebbe fatto la stessa cosa dell’anno scorso, quando ha annunciato che Xiaobo e Liu Xia non volevano lasciare il Paese. Per fortuna ho con me il suo scritto che dimostra il contrario e in modo evidente questo è divenuta la prova più forte che uccide le menzogne.

Ho insistito che Liu Xia scrivesse un’altra richiesta di lasciare il Paese, e al principio Liu Xia si è opposta. Poi le è preso il panico e subito dopo ha fatto cadere il telefono. Io ho aspettato per un po’ e l’ho richiamata, e fra le lacrime e singhiozzando [ha detto]:

“L’ambasciata tedesca conosce tutto sulla mia situazione. Il mondo interi la conosce. Perciò, perché mi tocca ancora scrivere quelle cose di nuovo?”

“Ma quello che tu stai affrontando è molto speciale… Il governo tedesco ha discusso di questo da lungo tempo…”.

“Non ho nulla, da nessuna parte [qualcosa] per inviarla. Non ho nemmeno un cellulare, né un computer”.

“Va bene. Va bene così”.

“Lo sai che non abbiamo tutte quelle cose, ma tu continui a volere che io faccia questo e quest’altro…”.

“Da qui, noi…”.

“Allora la scriverò e la invierò domani. E ora puoi registrare: sono così arrabbiata che sono pronta a morire qui… Se muoio, finirà tutto… È ovvio che non ho tutti le vie e i mezzi nelle mie mani…”

“Quel portavoce del ministro degli esteri ha detto che tu godi di tutte le garanzie della legge cinese…”.

“So tutto questo. Non c’è bisogno che me lo ripeta. Non sono un’idiota”.

“Ok. Lasciami dire riguardo ai nostri piani: dopo che tu arrivi qui, abbiamo trovato un posto chiamato la Casa della Letteratura dove potrai stare per un po’ e quindi inoltrare una domanda per partecipare a un programma di arte. A tutt’oggi, le risposte sono tutte molto positive e tutti sono d’accordo che questo deve essere fatto in un modo molto tranquillo…”.

Non ho potuto più andare avanti perché Liu Xia si è messa a piangere senza interruzioni. La registrazione audio va avanti per 16 minuti e 30 secondo. Io hi preso solo i primi sette minuti e circa al quarto minuto ho fatto sentire l’assolo per piano “Dona, Dona”. Ho sentito ondate di emozioni dentro di me. Quando ho spento la musica, ho gridato: “Liu Xia!”. Il suo pianto si è ridotto e ha detto: “Dopo che l’ambasciatore tedesco ha telefonato, ho cominciato a preparare i bagagli. Non ho perso tempo – cosa volete che io faccia di più?”

“Dona, Dona” è una melodia ebraica del periodo della Seconda guerra mondiale, resa popolare dallo scrittore ebreo americano  Aaron Zeitlin nell’opera teatrale Yiddish Esterke.

Il significato generale della poesia è questo: un vitello viene trascinato nelle mani dei macellai, mentre una rondine svolazza attorno alla sua testa. Il vitello pensa: se solo potessi trasformarmi in una rondine con le ali e volare via, come sarebbe magnifico. Purtroppo, il vitello non è una rondine.

Come suo marito Liu Xiaobo, Liu Xia ha una grande passione per le opere legate al tema dell’Olocausto. Liu Xia ha perfino detto che lei sente che in una sua vita passata è stata una persona ebrea.

‘Dona, Dona’ è divenuto un sinonimo del genocidio: I milioni di ebrei sono stati I vitelli che uno dopo l’altro si sono rassegnati al loro destino, trascinati verso il macello.

Gente, vi prego, con Liu Xia ora è Dona, Dona, e permettetemi di usare i singhiozzi di Liu Xia come una sua nuova poesia…

Dona, Dona, dalle la libertà.

Dona, Dona, ti prego, grida e piangi forte per lei.

 

Scritto nella tarda notte del 30 aprile 2018 a Berlino.

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