01/06/2015, 00.00
INDIA
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Dopo 1.700 vittime si ferma l’ondata di caldo mortale in India

di Nirmala Carvalho
Sono attese piogge pre-monsoniche per la fine di questa settimana. Sacerdote di Varanasi parla di “tragedia umana”, che ha colpito soprattutto i più poveri del Paese. A causa delle alte temperature, molti sono troppo deboli per lavorare e rischiano anche di morire di fame.

Mumbai (AsiaNews) – Inizia ad allentare la sua morsa l’ondata di caldo che, nelle ultime due settimane, ha ucciso più di 1.700 persone in India. In Telangana e Andhra Pradesh, dove le temperature hanno superato i 45 gradi, le nuvole hanno iniziato ad addensarsi da tre giorni, promettendo piogge pre-monsoniche già dal prossimo 5 giugno. P. Anand Mathew Ims, direttore dell’associazione culturale Vishwa Jyoti Communications a Varanasi, spiega ad AsiaNews che “i poveri sono quelli che soffrono di più. Il loro problema principale è che il caldo influisce in modo diretto sulle loro capacità di procurarsi da vivere. Le loro condizioni, già precarie, peggiorano ulteriormente. È una tragedia umana”.

In Andhra Pradesh, lo Stato più colpito, il termometro ha segnato 47 gradi e più di 1.300 persone sono morte dal 18 maggio scorso. Nel vicino Telangana le vittime registrate sono state almeno 340. Sebbene le temperature siano calate, “dal punto di vista pratico – spiega BR Meena, commissario del Dipartimento statale per la gestione disastri – l’ondata di caldo non è ancora finita”. Gli ospedali pubblici infatti faticano a gestire i tanti pazienti colpiti dall’insolazione.

“Durante il giorno – sottolinea ad AsiaNews p. Mathew – la gente non è in grado di lavorare all’aperto per il grande caldo. I contadini possono alzarsi alle 4 del mattino, ma quelli che non hanno terreni restano senza impiego. Gli operai sono troppo deboli per lavorare. I più poveri tra i poveri, come i musahars (“mangiatori di topi”, ndr), non sono in grado di svolgere il loro lavoro tradizionale, che consiste nel fare dei piatti con foglie, perché queste cadono dagli alberi già secche”. Senza poter lavorare, queste persone “rischiano di morire di fame”.

Tuttavia, nota il sacerdote, “anche i ricchi non sono al sicuro. Soprattutto quelli che lavorano in luoghi con l’aria condizionata, sono facili vittime di insolazione quando escono all’aperto. Gli obesi fanno estrema fatica a sopportare il caldo”. La città di Varanasi “è in condizioni miserabili. Molti edifici sono in costruzione, il caldo è estremo e c’è pochissimo verde. Il governo fa molte promesse, ma nulla è stato fatto per sviluppare l’ambiente e infoltire le foreste”.

Per risolvere questo problema, aggiunge p. Mathew, “la nostra organizzazione Sajjha Sanskriti Manch (United forum for Cultural Diversity) chiede da tempo all’amministrazione locale di piantare più alberi e pianti”. Dalle autorità, finora, nessuna risposta.

Il caldo molto intenso può causare crampi, spossatezza e colpi di calore. Nel 2002 e nel 2003 migliaia di persone sono morte in tutto il Paese per simili ondate di calore. Nel 2010 circa 300 persone sono rimaste uccise dal gran caldo.

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