11/11/2004, 00.00
PALESTINA
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Dopo Arafat, una chance per la nonviolenza

Timide voci di un'altra "liberazione" palestinese: no deciso al terrorismo, sì all'impegno pacifico per l'indipendenza e la coesistenza con Israele.

L'uscita di scena di Arafat scatenerà tensioni interne alla leadership palestinese. Ma comunque vada la successione del presidente dell'Anp, un dato incontestabile è il moltiplicarsi delle iniziative non violente all'interno della società civile palestinese. Sono voci ed esperienze spesso boicottate, ma che in occasione di questo delicato passaggio tornano a proporre un'alternativa alla politica portata avanti da Arafat e dal suo entourage.

Nel numero di dicembre di "Mondo e Missione", il mensile del PIME, Giuseppe Caffulli afferma che la futura leadership palestinese dovrà prendere in considerazione i timidi ma precisi segnali che negli ultimi tempi sono arrivano dall'ala "pacifista" della società palestinese.

"Se è vero - scrive Caffulli- che il peso delle frange fondamentaliste islamiche cresce, che gli attentati suicidi non si sono interrotti e non passa sera che i telepredicatori musulmani incitino all'odio contro Israele, è altrettanto vero che esiste una componente tutt'altro che marginale di palestinesi che vuole farla finita con la violenza e crede nella possibilità di un cammino di pace e convivenza con Israele".

Una di queste componenti è, secondo Caffulli, il "Forum per la pace e la democrazia", il cui segretario generale, Saman Khoury, ha partecipato agli Accordi di Ginevra. "L'ho incontrato nel giugno scorso a Gerusalemme; mi ha detto: Cerchiamo di far ascoltare la voce dei non violenti ai nostri politici, in modo che si sentano sempre più trascinati in un impegno vero a favore della pace".

La chiamata alla non violenza era stata ribadita a maggio da un gruppo di intellettuali, musulmani e cristiani, sul quotidiano dell'Autorità nazionale palestinese Al Ayyam, in un articolo intitolato: "La strada per l'indipendenza e la pace", nel quale era presente una dura e perentoria condanna della strategia del terrorismo.

La chance della non violenza è stata indicata anche in un'altra iniziativa promossa a fine agosto da un'organizzazione palestinese della diaspora ("Palestinesi per la pace e la democrazia", con sede a San Antonio, Texas) in collaborazione con una ong pacifista israeliana. Cuore dell'iniziativa: la visita in Israele e nei Territori del nipote di Gandhi, che ha radunato migliaia di attivisti e sostenitori della non-violenza a Ramallah, Betlemme, Gerusalemme.

"Finora il capitolo della non violenza - conclude Caffulli - è stato un tabù per Arafat e la dirigenza palestinese. Vorrà e saprà la classe politica del dopo-Arafat mettere fuori gioco terroristi e guerrafondai per giocare questa partita?".

 

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