11/09/2004, 00.00
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Dopo Beslan, l'emozione della gente e le domande della politica

di Victor Khroul*

Mosca (AsiaNews) - Dolore, lacrime, solidarietà: così il popolo russo ha reagito alla strage di Beslan. Un grande desiderio di aiutare quella gente ha pervaso tutti i russi: molte persone si sono messe in coda per donare sangue nei centri della Croce rossa, sono state organizzate raccolte di fondi per le vittime, moltissimi hanno donato giocattoli per i bambini feriti.

Nel cuore delle persone ci sono domande e interrogativi angoscianti. Un collega mi ha chiesto: "Come hai reagito a Beslan? E i tuoi?". Ho cercato di spiegarmi, di dirgli cosa avevo provato, ma ho capito che la risposta migliore era il silenzio. Ho una moglie e tre figli, Anastasia, di 7 anni, Stanislaus di 5 e Micheal di 4. Il 1 settembre erano tutti a scuola per festeggiare l'inizio dell'anno scolastico. Sarebbero stati tutti tra gli ostaggi se i terroristi avessero assaltato la scuola di Anastasia, qui a Mosca.

Dopo l'emozione la gente, incontrandosi sul lavoro, per strada, nei negozi, si fan la stessa domanda: come è stato possibile un fatto simile? E ancora: come fare perché questo non accada più? La tragedia di Beslan è stata catalogata come "terrorismo islamico" perchè i miliziani nella scuola si dichiaravano musulmani. E molti russi sono stati tentati di condannare l'islam come una religione aggressiva. Sono stati gli stessi leader musulmani russi a voler sgombrare il campo da facili equivoci: "L'operato dei terroristi che si fanno chiamare 'martiri' non ha niente a che fare con l'islam" hanno scritto i capi islamici del Nord Caucaso, la regione di Beslan. Proviamo pensare un attimo a questa ipotesi: se i terroristi di Beslan si fossero definiti cattolici, la fede cattolica e la Chiesa sarebbero state responsabili di quel atto brutale? Beslan ha segnato inoltre una spaccatura del popolo ceceni: molti che finora appoggiavano i separatisti di Grozny, dopo i fatti dell'Ossezia li hanno condannati senza appello.

Molti, in Russia e all'estero, si chiedono quando il problema della Cecenia verrà risolto. Semplicemente, la guerra cecena - come ogni guerra - è economicamente conveniente ai potenti. E il conflitto ceceno conviene sia ai capi di Mosca che a quelli di Grozny. La guerra andrà avanti finché sarà vantaggiosa per entrambe le parti. Il motivo degli scontri lo troveranno i funzionari statali, inventando di volta in volta scuse politiche o sociali.

Beslan ha svelato ancora una volta il problema di libertà e di democrazia che esiste in Russia: Putin non ammette diverse letture degli eventi tragici nel Paese. In questo caso i fatti dell'Ossezia non potevano essere raccontati se non nella versione ufficiale. Alcuni esempi: due dei più noti giornalisti critici verso Putin, Andrei Babitsky e Anna Politkovskaya, non hanno ricevuto il permesso per recarsi a Beslan per seguire l'assedio. La televisione controllata dal Cremlino ha ammesso che le autorità hanno occultato il numero delle persone prese in ostaggio nella scuola. Il noto direttore del quotidiano Izvestia, Raf Shakirov, che per primo aveva riportato le testimonianze dei primi fuoriusciti dalla scuola ("Siamo in 1500", invece dei 300 ostaggi "ufficiali"), martedì è stato licenziato: l'ordine è partito dal Cremlino.

Dopo il massacro dell'Ossezia, la mia prima reazione come cristiano è stata di pregare per i bambini e le donne uccise e per i feriti. Ho pregato anche per i terroristi catturati: che Dio illumini le loro menti, li converta perché capiscano la gravità delle loro azioni.

* direttore di Svet Evanghelia, Mosca
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