22/04/2010, 00.00
MYANMAR
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Dopo gli attentati, cresce la tensione fra l’esercito birmano e le milizie Kachin

Nello Stato del nord Myanmar la giunta ha rafforzato la presenza militare. Il 28 aprile scade l’ultimatum posto al movimento armato Kia: adesione alle guardie di frontiera o il movimento diverrà “fuorilegge”. L’attentato alla diga di Myitsone ha innalzato la tensione. Fonti di AsiaNews: “si aspetta il momento in cui qualcuno sparerà per primo”.
Myitkyina (AsiaNews) – Soffiano venti di guerra nello Stato Kachin, nel nord Myanmar, al confine con la Cina. La serie di esplosioni che ha colpito il cantiere della diga di Myitsone e l’ultimatum lanciato dalla giunta militare al gruppo armato indipendente Kia, perché si unisca alle Border Guard Force (Bgf) – sotto il controllo della giunta – hanno acuito la tensione. Fonti locali riferiscono ad AsiaNews che “si aspetta solo il momento in cui qualcuno sparerà per primo”.
 
La giunta militare birmana è pronta a dichiarare “fuorilegge” le milizie del Kachin Indipendence Army (Kia), se i leader non si uniranno al corpo preposto al controllo delle frontiere del Myanmar (Bgf). I militari hanno fissato al 28 aprile la scadenza dei termini. Intanto a Myitkyina, capitale dello Stato, la giunta ha inviato 100 mezzi pesanti dell’esercito e ha rafforzato la presenza di soldati governativi in previsione di un conflitto.
 
I capi del movimento armato indipendente rifiutano di unirsi all’esercito birmano, se non vi è un accordo “preventivo” che garantisca uno status legale all’ala politica del Kia, la Kachin Indipendence Organisation (Kio). In vista delle elezioni generali, previste entro il 2010, il Kio intende ricoprire un ruolo attivo all’interno del Paese.
 
Fonti di AsiaNews nella zona confermano che “la tensione è molto alta”. I militari, spiegano, sono pronti a “mettere fuorilegge il gruppo” e dichiararlo “illegale, se non si unirà alle guardie di frontiera entro il 28 aprile”. Un conflitto fra i due fronti è “probabile” e “si aspetta solo il momento in cui qualcuno sparerà per primo”. Da Myitkyina assicurano che “la popolazione è vicina al movimento politico indipendente Kio”, ma manca una “struttura forte” che possa “confrontarsi ad armi pari con la giunta militare birmana”.
 
Ad innalzare il livello di allerta ha contribuito anche la serie di esplosioni che, il 17 aprile scorso, ha colpito la diga di Myitsone, in fase di costruzione. Diverse esplosioni si sono susseguite in rapida successione nei pressi degli uffici della compagnia Asia World, nel villaggio Long Ga Zuap, 10 km a sud del cantiere. Altre bombe sono scoppiate nei villaggi vicini. Gli attentati avrebbero causato la morte – non confermata da fonti ufficiali – di sette persone, in maggioranza operai cinesi.
 
La costruzione della diga è frutto di un progetto congiunto fra il Ministero birmano dell’industria, Asia World e la China Power Investment Corporation, gigante cinese dell’energia. Essa dovrebbe garantire 3.600 megawatt di potenza, che rifornirebbero la provincia cinese dello Yunnan. Il progetto ha causato lo spostamento forzato di 15mila abitanti, sparsi in almeno 60 villaggi della zona. Fonti locali denunciano anche “la distruzione di una grotta che conteneva una statua della Vergine Maria”. Lo stato Kachin è a maggioranza cristiana e i fedeli “erano molto devoti all’immagine sacra”.
 
La giunta militare ha puntato il dito contro il Kio, ritenendolo responsabile della serie di attentati. Il movimento politico, che nega ogni coinvolgimento pur confermando di essere contrario alla nascita dell’impianto e accusa la giunta. La tensione è alle stelle; nella zona si aspetta solo che qualcuno “prema il grilletto” per innescare il conflitto.
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