10/03/2010, 00.00
ISLAM
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E' morto Sheikh Tantawi, un grande capo religioso

di Samir Khalil Samir
La scomparsa della più alta autorità del mondo islamico sunnita, il rettore dell’università di Al-Azhar. Contestato per alcune prese di posizione, ma figura coraggiosa, che ha cercato di armonizzare le esigenze della fede e dell’etica islamica con le situazioni complesse del mondo contemporaneo.

Beirut (AsiaNews) - Stamattina è deceduto all’aeroporto di Riyad, in Arabia Saudita, stroncato da un attacco cardiaco, il rettore dell’Università islamica Al-Azhar, fondata dai Fatimidi nel 970 al Cairo. Era la più alta autorità religiosa dell’islam sunnita. Aveva 81 anni.  

Muhammad Sayyed Tantawi era nato in Alto Egitto, nel villaggio di Salîm Al-Sharqiyyah vicino a Tema nella provincia di Sohag, il 28 ottobre 1928. Ha imparato il Corano a memoria nel suo villaggio. Nel 1944 si è trasferito ad Alessandria all’Istituto Al-Azhar.

Gli studi superiori li ha compiuti alla facoltà di “Fondamenti della religione” (Usûl al-Dîn), nel 1958. Nel 1959 ha ottenuto la licenza d’insegnamento in questa materia. Il 5 settembre 1966 ha ottenuto il dottorato in Esegesi (Tafsîr) e nel Hadith, con la menzione “summa cum laude”. Nel 1968 è nominato professore alla facoltà dei Fondamenti della religione. Nel 1972 professore alla facoltà di Scienze islamiche ed arabiche in Libia per quattro anni. Nel 1976 è decano della stessa Facoltà ad Asyût (Alto Egitto). Nel 1980 va in Arabia Saudita ed è nominato capo del dipartimento di Esegesi all’Istituto superiore dell’Università islamica di Madinah. Tornato in Egitto nel 1985 e viene eletto decano della facoltà di Fondamenti della religione all’Istituto islamico di Alessandria.

Il 28 ottobre 1986, in occasione dei suoi 58 anni, viene nominato dal presidente Hosni Mubarak Gran mufti della Repubblica araba d’Egitto. Infine, il 27 marzo 1996 lo stesso Presidente lo chiama a divenire il rettore dell’Università islamica Al-Azhar.

Il 12 novembre 2004, Tantawi guida la preghiera ai funerali di Yasser Arafat e dice tra l’altro: “Arafat ha fatto il suo dovere come difensore della causa palestinese, con coraggio e onestà”.

Ha scritto parecchi libri, di particolare rilievo: I figli d’Israele nel Corano e nella Sunnah (1969); Commento medio al Corano (più di 7000 pagine in 15 volumi) (1972); Il racconto nel santo Corano (1990) e Le transazioni bancarie dal punto di vista della sharia (1991).

 Insegnamenti e prese di posizioni

 Lo sheikh Tantawi è stato più volte contestato per le sue posizioni. Mi accontenterò di menzionare le decisioni riguardo alla donna e quelle di carattere più politico.  

1. Riguardo alla donna

Per la circoncisione femminile, molto diffusa in Egitto, essendo una pratica africana probabilmente originata in questo Paese, ha ripetuto più volte che essa non ha niente a che vedere con l’islam, ma è puramente una tradizione culturale. La sua posizione è in opposizione radicale con quella del suo predecessore Gad al-Haqq Ali Gad al-Haqq (1917-1996).

Riguardo all’aborto ha emanato una fatwa dichiarando l’aborto lecito in caso di stupro. Contro questa fatwa si è pronunciato il Grand mufti d’Egitto Ali Gomaa, dichiarando che Sheikh Tantawi aveva sbagliato.

Nell’affare del velo in Francia, ha dichiarato che questo era una decisione politica. Per conseguenza, il musulmano che si trova in Francia deve seguire le norme del Paese dove vive e sottomettersi al divieto di portare il velo nelle scuole e negli uffici pubblici. Questa fatwa ha sollevato un’ondata di proteste da parte dai Fratelli musulmani, dei musulmani salafiti e del famoso Sheikh egiziano Yusuf al-Qaradawi. Essi hanno sostenuto che il velo per la donna musulmana è un obbligo essenziale al quale non si può rinunciare. La fatwa è uscita dopo aver ricevuto il 30 dicembre 2003 il ministro degli Interni francese, Nicolas Sarkozy, dichiarando che questo era un affare interna alla Francia.

Il 5 ottobre 2009 Tantawi ha obbligato una ragazza dell’Azhar di 14 anni a togliere il niqâb (grande velo nero che copre anche la faccia ma non gli occhi). Questo suscitò la reazione violente di tutti i tradizionalisti. Era il tempo nel quale la Francia stava discutendo di autorizzare o meno il niqâb o il burqa.

Alla domanda se una donna può essere imam e guidare la preghiera della comunità il venerdì, Tantawi rispose in modo moderato. Se si tratta di una comunità mista, di uomini e donne, allora la risposta è “no”, perché “non conviene che gli uomini guardano la donna che sta davanti a loro”. Ma se si tratta di guidare la preghiera di altre donne, allora è possibile.

  2. Riguardo alla politica israeliana

Sulla questione dei kamikaze, Tantawi ha condannato in modo assoluto tutti gli attacchi suicidi, anche quelli contro gli israeliani. Ha rigettato l’argomento dello sheikh Yusuf al-Qaradawi che giustificava questi attentati dicendo che tutti i cittadini erano d’accordo con i loro governi i quali aggredivano i musulmani, oltre al fatto che tutti, in un momento o l’altro, portavano armi. Nel 2003 ha chiamato i kamikaze “nemici dell’Islam”. Ha aggiunto: “Il terrorismo è il nemico dell’Islam, mentre il Jihad è lecito nell’Islam solo per difendere la propria terra o per portare soccorso all’oppresso. La differenza tra il Jihad nell’Islam e il terrorismo è come la differenza tra terra e cielo!”.

Il 12 novembre 2008, Tantawi ha partecipato a New York al convegno sul dialogo tra le religioni, organizzato dalle Nazioni Unite et l’Arabia Saudita. In questa circostanza ha salutato cordialmente l’ex-presidente israeliano Shimon Perez (nella foto). Questo fatto è stato ripetutamente condannato in Egitto su tutti i media, e i partiti islamici hanno richiesto la sua dimissioni in quanto rettore di Al-Azhar.

Il 1-2 luglio 2009, al convegno sul Dialogo tra le religioni in Kazakhistan, Tantawi ha presieduto una seduta insieme all’israeliano Shimon Perez, allo stesso tavolo. Il 5, nel parlamento egiziano più voci si sono alzate chiedendo la sua esclusione dalla sua funzione.

  3. Riguardo alla politica americana nell’Iraq

Nel febbraio 2003, poco prima dell’invasione statunitense dell’Iraq, lo sheikh Tantawi ha licenziato lo sheikh Ali Abu l-Hassan, capo della Commissione delle Fatwa all’Università Al-Azhar il quale aveva emesso una fatwa affermando “l’obbligo di uccidere i soldati americani se fossero entrate in Iraq. In questo caso, aveva detto il mufti Abu l-Hassan, il sangue degli americani e dei britannici è lecito [cioè è lecito ucciderli], e i morti tra i musulmani devono essere considerati martiri”.

A fine agosto 2003, Tantawi ha emesso una decisione condannando e dimettendo dalle sue funzioni il capo della commissione delle fatwa, lo sheikh Nabawi Muhammad al-‘Ishsh, perché aveva emesso una fatwa dichiarando illegale secondo la sharia il governo irakeno provvisorio. “Questa fatwa – dichiarò nell’occasione - non esprime il parere dell’Azhar, che non si intromette nella politica né nelle politiche delle Nazioni”.

Questi sono alcuni aspetti della vita e della personalità dello sheikh Sayyed Tantawi, rettore della più famosa università religiosa del mondo islamico sunnita. Gli è stato rimproverato di aver ceduto alle pressioni del governo, seguendone le direttive politiche. E’ assai vero! Ma questa è la condotta abituale di Al-Azhar nell’epoca contemporanea, visto che i responsabili sono nominati e pagati dal presidente della Repubblica. Figura contestata dunque, per le sue prese di posizione, ma figura coraggiosa, che ha cercato di armonizzare le esigenze della fede e dell’etica islamica con le situazioni complesse del mondo contemporaneo.

Requiescat in pace!

 

 

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