27/06/2015, 00.00
PAKISTAN
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Emergenza caldo in Pakistan: la Chiesa in prima linea negli aiuti alla popolazione

di Kamran Chaudhry
Il maggior fornitore di energia elettrica della città di Karachi continua a subire cali di tensione. Le temperature sono le più alte degli ultimi 15 anni e hanno provocato 1.000 morti. La protesta dei lavoratori. Caritas Pakistan organizza la distribuzione di bottiglie d’acqua nei campi medici dell’esercito. Le chiese cattoliche usano risorse private per fornire energia nelle parrocchie.

 

Lahore (AsiaNews) - “Date l’elettricità, date l’acqua alla popolazione di Karachi”. È il grido di protesta con cui un gruppo di lavoratori ha manifestato il 25 giugno scorso di fronte il Lahore press club, nella capitale del Pakistan. L’accusa è rivolta al governo centrale, colpevole di non aver reagito in maniera tempestiva per fronteggiare l’ondata di caldo eccezionale che ha colpito la città di Karachi questa settimana.

Secondo i dati ufficiali, almeno 1000 persone sono morte nella capitale della provincia del Sindh (la più colpita di tutto il Paese) a causa delle elevate temperature arrivate a toccare i 45 gradi, le più alte degli ultimi 15 anni. La situazione è stata aggravata anche perché l’ondata di caldo è coincisa con il periodo del Ramadan, in cui i fedeli musulmani digiunano da acqua e cibo dall’alba al tramonto.

I manifestanti protestavano soprattutto perché nella città di Karachi - una megalopoli di 20 milioni di abitanti - sabato scorso si è verificato un calo di tensione durato otto ore che ha impedito l’utilizzo di energia elettrica e condizionatori. Le interruzioni elettriche continue hanno causato anche mancanza di acqua.

I 30 lavoratori, appartenenti all’Awami National Party [Awp, partito di sinistra che rappresenta il gruppo etnico pashtun in Pakistan - ndr], lamentano l’inefficienza della società K-Electric [Karachi Electric Supply Company Ltd, il maggior fornitore di energia elettrica della città - ndr], già confermata da Amjad Gulzar, Segretario esecutivo di Caritas Pakistan. Secondo i manifestanti, la soluzione è “nazionalizzare la K-Electric”. Farooq Tariq, segretario generale del partito, riferisce ad AsiaNews: “Siamo scioccati dall’indifferenza del governo. Sta solo scaricando le proprie responsabilità. Il Dipartimento meteorologico non ha diramato alcun avvertimento. Così come le autorità non hanno proposto nessuna iniziativa per combattere il cambiamento climatico. Ora è troppo tardi. Il ministro incaricato è un ex leader sindacale e non ha alcuna esperienza nel campo del riscaldamento globale”.

Nel frattempo le chiese di Karachi stanno utilizzando le proprie risorse per compensare i cali elettrici nelle parrocchie. La sede della Caritas nella città sta organizzando la fornitura di bottiglie d’acqua nei campi medici dove vengono trattati i pazienti colpiti dai colpi di caldo.

P. Saleh Diego, direttore della commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana, riferisce che i poveri sono quelli che soffrono di più. Il sacerdote riporta: “Sono state erette tendopoli sul ciglio delle strade ma i campi medici dell’esercito [inviato dal governo - ndr] sono più attrezzati. Le persone sono disperate. La fornitura di beni primari come l’elettricità e l’acqua avrebbe potuto salvare molte vite. La popolazione si sta ammalando e il governo deve affrontare questo problema come fa nei casi di emergenza. Io ho incontrato il commissario di Karachi e gli ho chiesto di ripristinare la rete elettrica nelle aree in cui abitano i pazienti”.

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