12/03/2013, 00.00
VATICANO
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"Extra omnes", cominciato il 75mo Conclave della storia della Chiesa

Entrati in processione alla Sistina, i 115 cardinali elettori hanno giurato sul Vangelo e cominciano a votare. Da domani, due votazioni al mattino e due al pomeriggio. Per essere eletto il nuovo papa dovrà avere due terzi dei voti, cioè 77. Le "fumate" attese intorno alle 12 e alle 19, ma se l'elezione avvenisse nel primo scrutinio del mattino o del pomeriggio, l'orario della fumata bianca sarebbe anticipato tra le 10.30-11 e le 17.30-18.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Con l'"extra omnes" intimato ad alta voce dal Maestro delle cerimonie mons. Guido Marini e la seguente chiusura della porta della Sistina alle 17.31 è cominciato il 75mo Conclave della storia della Chiesa, dal quale uscirà il 265mo successore di san Pietro. Prima che mons. Marini ordinasse l'uscita di chi non ha diritto di essere presente, i 115 cardinali elettori hanno giurato, ascoltato una meditazione e, "se vogliono", possono procedere alla prima votazione.

Erano entrati nella Cappella Sistina in processione: dietro ai cantori della Sistina e ad alcuni prelati, il segretario del Conclave, il card. Prospero Grech, al quale è affidata la meditazione per gli elettori, e poi i porporati in ordine inverso alla precedenza, cioè i cardinali che sono primi in precedenza sono entrati  per ultimi, e i cardinali che sono ultimi nell'ordinamento della precedenza per primi. Chiudeva la processione il card. Re, che è - appunto - il cardinale primo in ordine di precedenza, perché è il più anziano dell'ordine dei vescovi e quindi è stato lui il celebrante della processione e del giuramento in Sistina. La processione è avanzata accompagnata dalla recita delle litanie dei Santi e dal canto Veni Creator Spiritus.

Entrati nella Cappella Sistina i cardinali hanno preso i loro posti e hanno giurato. Prima il card. Re ha pronunciato la formula introduttiva in latino, che dice: "Noi tutti e singoli Cardinali elettori presenti in questa elezione del Sommo Pontefice promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo di osservare fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione apostolica del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, emanata il 22 febbraio 1996. Parimenti, promettiamo, ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede. Soprattutto, promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l'elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell'elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l'elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell'elezione del Romano Pontefice".
Ognuno, poi, è andato al leggio che è al centro della Sistina e su cui c'è il Vangelo e, ponendoci sopra la mano, ha espresso il proprio giuramento.

Subito dopo, tutti , ad eccezione del card. Grech e del Maestro delle cerimonie, sono stati fatti uscire dalla Sistina. Anch'essi, dopo la meditazione, sono usciti.

E' cominciato così il settantacinquesimo conclave nella storia della Chiesa, l'Europa il continente più presente, con 60 elettori, seguono le Americhe con 33 cardinali, l'Africa con 11, l'Asia con 10 e l'Oceania con uno. Il Paese più rappresentato è l'Italia con 28 porporati: seguono gli Stati Uniti con 11 e la Germania con 6. A pari merito, Brasile, Spagna e India, con 5 cardinali.

Il Conclave cominciato è come lo conosciamo oggi, con i cardinali "chiusi a chiave". La regola fu infatti stabilita da Gregorio X nel 1274, con la bolla "Ubi periculum". E' però solo il cinquantunesimo che si tiene in Vaticano e di questi appena 24 hanno avuto come luogo dell'elezione la Sistina, finita di costruire nel 1481 e dipinta da Michelangelo tra il 1508 e il 1512. Altri 10 si tennero nella Cappella Paolina, gli altri in altri luoghi del Palazzo apostolico o al Quirinale. Per 15 volte l'elezione del papa ha avuto luogo fuori Roma, tra l'altro ad Arezzo, Viterbo, Perugia e Venezia. Il conclave più lungo della storia moderna fu quello del 1740 per l'elezione di Benedetto XIV: durò 181 giorni, dal 18 febbraio al 17 agosto. Il più breve quello che elesse Pio XII: dall'1 al 2 marzo del 1939, servirono solo tre votazioni. Dopo di allora i Conclavi sono sempre stati brevi: Giovanni XXIII è stato eletto in 4 giorni (11 votazioni), Paolo VI in tre (sei scrutini), Giovani Paolo I in due (quattro votazioni), Giovanni Paolo II in tre (otto scrutini) e Benedetto XVI in due (quattro votazioni).

Oggi, sigillata la porta di accesso alla Cappella Sistina, i cardinali procederanno al primo scrutinio - in teoria possono rimandarlo al giorno dopo - prima però vengono estratti a sorte fra i cardinali tre scrutatori, tre incaricati di raccogliere i voti dei cardinali infermi e tre revisori.

Per esprimere il voto si usa una scheda. Essa "deve avere la forma rettangolare, e recare scritte nella metà superiore, possibilmente a stampa, le parole: Eligo in Summum Pontificem, mentre nella metà inferiore si dovrà lasciare il posto per scrivere il nome dell'eletto; pertanto la scheda è fatta in modo da poter essere piegata in due; la compilazione delle schede deve essere fatta segretamente da ciascun Cardinale elettore, il quale scriverà chiaramente, con grafia quanto più possibile non riconoscibile, il nome di chi elegge". La scheda votata viene portata dall'elettore, "tenendola sollevata in modo che sia visibile", all'altare, presso il quale stanno gli scrutatori e sul quale è posto un recipiente coperto da un piatto per raccogliere le schede. "Giunto colà, il Cardinale elettore pronuncia ad alta voce la seguente formula di giuramento: Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto. Depone, quindi, la scheda nel piatto e con questo la introduce nel recipiente. Eseguito ciò, fa inchino all'altare e torna al suo posto".

Nel corso dello scrutinio, man mano che le schede vengono lette, esse sono forate con un ago, là dove è scritto "Eligo" e inserite in un filo. Terminato le scrutinio esse saranno bruciate, insieme con "gli scritti di qualunque genere, che [i cardinali] abbiano presso di sé, relativi all'esito di ciascuno scrutinio". Sono le fumate: una volta per colorarla si usava paglia, bagnata o asciutta, oggi dei candelotti. Ma una traccia delle votazioni restava e resta: alla fine del conclave il cardinale camerlengo stende una relazione delle votazioni ''chiusa in una busta sigillata", che potrà essere aperta solo da un papa.

Tranne oggi, le votazioni saranno due al mattino e due alla sera, al termine delle quali - intorno alle 12 e alle 19 - le schede saranno bruciate in due stufe, una per le schede vere e proprie, l'altra per il candelotto colorato che origina le fumate nere o bianche a seconda dell'avvenuta elezione o meno. Se l'elezione avvenisse nel primo scrutinio del mattino o del pomeriggio, l'orario della fumata bianca sarebbe anticipato tra le 10.30-11 e le 17.30-18.
Per l'elezione servono i due terzi dei voti, ossia 77 su 115. Secondo la "Universi Dominici gregis" il primo giorno c'è un voto nel pomeriggio, poi si prevedono tre giorni con 4 scrutini quotidiani.  Se a tutto giovedì, dopo 12 o 13 votazioni, non si sarà trovata la maggioranza, vi sarà una pausa - massimo 24 ore - di preghiera e di libero colloquio ed una esortazione spirituale del cardinale protodiacono Jean Louis Tauran. Quindi, se necessario, altre 21 votazioni, con pause di preghiera e riflessione ogni sette. Giunti al nono giorno - dopo 33 o 34 scrutini senza esito - si procederà al ballottaggio tra i due cardinali con maggior consensi, che non voteranno e dovranno comunque raggiungere la maggioranza stabilita.

Quando il voto andrà a buon fine: il neoeletto Papa dovrà accettare e scegliersi il nome. Solo a questo punto ci sarà la fumata bianca che precederà l'"Habemus Papam", l'annuncio del cardinale protodiacono, Jean-Louis Tauran, dalla Loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro, dove si affaccerà dopo aver indossato i paramenti papali il nuovo Vicario di Cristo. (FP)

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