02/05/2009, 00.00
PAKISTAN
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Famiglie cristiane in fuga dal Punjab dopo un presunto caso di blasfemia

di Qaiser Felix
Accuse ad un attivista sociale per aver macchiato il Corano con inchiostro e gomma da masticare. All’origine del caso anche rivalità politiche all’interno della comunità cristiana. Proteste e minacce fanno fuggire dal villaggio anche amici e parenti del presunto colpevole.
Lahore (AsiaNews/Agenzie) - Dodici famiglie cristiane sono in fuga dalla provincia del Punjab dopo aver ricevuto accuse di blasfemia da parte di musulmani e minacce anche da parte di altri cristiani. Accade nel villaggio di Chak, distretto di Sahiwal, dove la comunità cristiana conta almeno 6500 persone.
 
Fonti musulmane e locali raccontano che la settimana scorsa uno sconosciuto ha fatto irruzione nella Harrappa Government Community Model Girls, scuola elementare del villaggio. A seguito dell’accaduto alcuni studenti hanno trovato per terra una pagina del Corano macchiata di inchiostro e gomma da masticare e sulla lavagna la scritta: “Io sono don”. Per Zahid Iqbal, parlamentare del Pakistan People’s Party e membro dell’Assemblea nazionale,e per gli ufficiali di polizia locali, la scritta si riferiva ad un cristiano di nome Shani, conosciuto anche come “don”, attivista sociale conosciuto nel villaggio.
 
Il politico e gli agenti non escludono che la scritta ed il ritrovamento della pagine del Corano siano una macchinazione contro Shani e ipotizzano “si tratti di una cospirazione ai suoi danni”. Fonti locali raccontano infatti che subito dopo l’incidente, un gruppo di famiglie cristiane, già avverse a Shani, lo hanno accusato del fatto per aizzargli contro musulmani e cristiani.
 
L’inimicizia tra Shani ed alcuni membri della locale comunità cristiana sembra dovuto al fatto che esso sostiene il politico Zahid Iqbal, mentre le altre famiglie parteggiano per un altro, Rai Azizullah.
 
In seguito all’avvenimento, le moschee della zona hanno iniziato a invocare “il rispetto dell’islam”. Il 30 aprile scorso, Shahbaz Sharif, governatore del Punjab, ha visitato Sahiwal ed un numero considerevole di cristiani e musulmani hanno manifestato chiedendo al leader politico di arrestare Shani. Urlando slogan contro il presunto colpevole, essi hanno poi preso di mira la sua casa minacciando parenti e amici che hanno deciso di abbandonare le loro case per sfuggire alle violenze. L’intervento successivo della polizia ha disperso i manifestanti e riportato la calma nel villaggio. Non si ha notizia di dove siano ora rifugiati parenti e amici di Shani. Fonti locali affermano che sono in custodia presso il locale posto di polizia, ma gli agenti negano.
 
Venerdì 1 maggio, tuttavia, la scena si è ripetuta con l’arrivo a Sahiwal di un drappello di abitanti dei villaggi vicini anch’essi intenzionati a bruciare la casa di Shani. A fermare il secondo attacco sono state alcune personalità influenti del villaggio intervenute per placare gli animi.
 
In un incontro tra polizia e rappresentanti delle locali comunità musulmana e cristiana, Zahid e gli agenti hanno assicurato indagini per individuare il responsabile dell’accaduto ed evitare nuove agitazioni. Allah Ditta, ufficiale dei polizia di Harrapa, ha affermato che, grazie all’intervento di alcuni notabili musulmani, è stato possibile anche placare le accuse di blasfemia. Essi hanno infatti affermato che le pagine del Corano rinvenute nella scuola potevano essere state macchiate accidentalmente durante l’irruzione da parte di un ladro che aveva agito nel buio.
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