12/04/2019, 11.00
CINA
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Fede e propaganda: la retorica del Partito per “sinicizzare” le religioni

di John Dotson

Per Pechino è urgente l'eliminazione delle influenze straniere dalla pratica religiosa cinese. I principali portavoce di questa campagna ideologica sono state le organizzazioni religiose controllate dallo Stato. Le motivazioni scaturiscono dai timori del Partito per possibili disordini sociali. Buddismo lamaista, cristianesimo e islam sono soggetti a maggiori sospetti a causa delle loro origini “straniere”.

Washington (AsiaNews) – Sotto Xi Jinping, la sempre più xenofobica e paranoica retorica di Partito rende il buddismo lamaista, le chiese cristiane non registrate e l’islam candidati ideali per la “sinicizzazione” della pratica religiosa. Il processo continuerà probabilmente fino a quando gli alti vertici della leadership nutriranno ansie sulla sicurezza del loro status di governo. È la tesi sostenuta da John Dotson, ex ufficiale delle Forze armate Usa ed editor della rubrica “China Brief”. Proponiamo di seguito la sua analisi. Per gentile concessione della Jamestown Foundation. (Traduzione a cura di AsiaNews).

Introduzione

A marzo, sia l'Assemblea nazionale del popolo (Anp) che la Conferenza politica consultiva del popolo cinese (Cpcpc) hanno tenuto le loro sessioni annuali a Pechino. Conosciute insieme come le “Due Sessioni" (Lianghui, 两会), le riunioni annuali di questi organi rappresentano due dei più grandi eventi dell’anno sul calendario politico ufficiale della Repubblica popolare cinese (Rpc). Le due istituzioni non detengono alcun potere reale, ma le agende programmate dei loro incontri spesso forniscono suggerimenti sulle preoccupazioni e sulle iniziative politiche prioritarie in discussione tra le alte sfere del Partito comunista cinese (Pcc).

Tra le due istituzioni, la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Zhongguo Renmin Zhengzhi Xieshang Huiyi, 中国人民政治协商会议), o Cpcpc, è quella meno compresa da molti osservatori stranieri. La Cpcpc è un retaggio della fondazione della Repubblica popolare cinese (Rpc) nel 1949, quando fu convocata come organo rappresentativo nominale per i vari partiti e altri gruppi politici, organizzati sotto la coalizione guidata dai comunisti nelle fasi successive alla Guerra civile cinese (1946-1949). Da allora, la Cpcpc ha continuato ad esistere in via ufficiale come organismo politico consultivo per il governo – mentre in realtà opera come una tribuna di propaganda gestita dal Dipartimento di Lavoro del Fronte Unito del Pcc (Zhongyang Tongzhan Bu, 中央统战部), o Fu.

Quest'anno, un tema di propaganda primario che emergeva dalla Cpcpc era la necessità di “persistere nel primato del Partito sulla religione [e] persistere nel far progredire la sinicizzazione delle religioni del nostro Paese” (jianchi dang dui zongjiao gongzuo de lingdao, chixu tuijin woguo zongjiao Zhongguohua / 坚持党对宗教工作的领导,持续推进我国宗教中国化)[1]. Il tema non è nuovo e risale almeno al 2016, quando il segretario generale del Pcc, Xi Jinping, ha pronunciato un discorso in cui si sosteneva “la teoria del socialismo con caratteristiche cinesi della religione” (Zhongguo tese shehui zhuyi zongjiao lilun, 中国特色社会主义宗教理论) (Xinhua, 23 aprile 2016). Da allora, il tema è diventato più importante nel dibattito ufficiale e, al momento della convocazione delle “Due sessioni” di quest'anno, i media ufficiali hanno indicato che la “sinicizzazione” della religione sarebbe stato un importante argomento discusso dalla Cpcpc (Renmin Zhengxie Bao, 10 gennaio).

Le organizzazioni religiose controllate dallo Stato caldeggiano un maggiore controllo da parte del governo

Durante la Cpcpc, i principali portavoce di questa campagna ideologica sono state le organizzazioni religiose della Rpc controllate dallo Stato. Queste organizzazioni operano sotto la responsabilità dell'Amministrazione statale per gli affari religiosi della Rpc (Guojia Zongjiao Shiwuju, 国家宗教事务局) – che nella primavera del 2018 di per sé è stata incorporata nel Fu (China Brief, 24 aprile 2018). Durante gli incontri di marzo della Cpcpc, i rappresentanti di queste organizzazioni religiose statali si sono messi in fila per ripetere a pappagallo gli slogan ufficiali della campagna di propaganda sulla “sinicizzazione”. Ad esempio, in una tavola rotonda e in una conferenza stampa tenutasi il 7 marzo:

  • Zhan Ru, vice capo dell'Associazione buddista cinese (Cba), ha sottolineato l'importanza di promuovere “l'armonia interna delle religioni cinesi” sotto la guida del Pcc;
  • Dai Junfeng, leader dell'Associazione islamica di Kunming (provincia dello Yunnan), ha sottolineato gli sforzi della sua organizzazione per “dimostrare unità nazionale e progresso, ed integrare lo studio delle dottrine classiche con i valori fondamentali del socialismo”;
  • Shen Bin, vice capo dell'Associazione patriottica dei cattolici cinesi (Ap), ha sottolineato la necessità di “aderire alla leadership del Partito comunista cinese, sostenere le direttive della sinicizzazione e rafforzare l'attuazione del Regolamento[i] in materia di Affari religiosi” (Global Times, 10 marzo).

Cosa più sorprendente, la Cpcpc è stata utilizzata come forum per sostenere l'eliminazione delle influenze straniere dalla pratica religiosa cinese. In un discorso pronunciato di fronte alla Cpcpc l'11 marzo, Xu Xiaohong, presidente della Commissione nazionale del Movimento patriottico delle Tre Autonomie – la chiesa protestante ufficiale della Rpc – ha dichiarato che l'avvento del cristianesimo in Cina è stato accompagnato da “un'intensa aggressione coloniale da parte dell'Occidente”. Xu ha accusato “forze anti-cinesi in Occidente” di "cercare di influenzare la stabilità sociale della Cina e persino sovvertire il potere politico, attraverso l'uso del cristianesimo. Alla luce di questo, Xu ha chiesto “la continua eliminazione delle impronte straniere sulle chiese cristiane della Cina” ed esortato i cristiani cinesi a “far progredire senza sosta e praticare i valori fondamentali del socialismo” (Taiwan Central News Agency, 12 marzo; Hong Kong Free Press, 13 marzo).

Le inquietudini del Pcc riguardo alla religione e ai disordini sociali

La campagna in corso per la “sinicizzazione” delle pratiche religiose ha motivazioni che scaturiscono dai sospetti del Pcc in particolare su tre tradizioni religiose, tutte soggette a rinnovate campagne di repressione nell'ultimo anno: il buddismo lamaista, sospettato come elemento dell’identità culturale tibetana e mongola (China Brief, 10 luglio 2018; China Brief, 5 marzo; HRW, 20 marzo); Chiese cristiane non registrate e sette eterodosse d’ispirazione cristiana come “la Chiesa di Dio Onnipotente”, viste come potenziali fonti di disordini sociali (SCMP, 10 settembre 2018; China Brief, 1° febbraio); e l'islam, soggetto ad una crescente repressione in quanto sospetto movente per il nazionalismo etnico e “l'estremismo” nello Xinjiang (China Brief, 25 luglio 2018; China Brief, 5 marzo). Rispetto alle religioni “native” come il taoismo e il buddismo sviluppatosi nella Cina degli Han, queste tre tradizioni religiose sono soggette a maggiori sospetti a causa delle loro origini “straniere”[2]. Alla luce della natura sempre più xenofobica e paranoica della retorica del Pcc sotto Xi Jinping, questo fattore li rende candidate ideali per la “sinicizzazione”.

Tuttavia, la coordinata propaganda presentata alla Cpcpc è anche parte integrante di un più ampio impulso, messo in atto nel corso dell'ultimo anno per rafforzare il controllo del Pcc su tutti gli aspetti della vita cinese: includere non solo la fede religiosa, ma anche la cultura (China Brief, 5 marzo) ed il discorso pubblico (Apple Daily (HK), 14 marzo 2018). Inoltre, i temi di propaganda menzionati durante la Cpcpc devono esser compresi sullo sfondo di evidenti preoccupazioni del Pcc per la direzione del Paese, e le prospettive per i disordini sociali (China Brief, 22 marzo; China Brief, 22 marzo). La campagna per la “sinicizzazione” della religione – così come altri aspetti della vita civile – continuerà probabilmente fino a quando gli alti vertici della leadership del Pcc nutriranno ansie sulla sicurezza del loro status di governo.

 


[1] Esistono differenti interpretazioni per quanto riguarda la traduzione del termine chiave in lingua cinese “Zhongguohua” (中国化) – che potrebbe essere inteso come “sinicizzazione” (che implica uno sforzo per portare qualcosa più in linea con la cultura cinese Han); o come “cinificazione" (sottintendendo che la cosa in questione sarà nazionalizzata e/o portata sotto un più stretto controllo dello Stato). I resoconti in lingua inglese dei media di Stato ufficiali della Rpc in genere utilizzano la prima traduzione; tuttavia, con molta probabilità quest'ultima traduzione coglie meglio il significato alla base della spinta governativa a Zhongguohua ulteriormente la pratica religiosa in Cina. Per un commento autorevole sulla questione, pubblicato sotto il nome del direttore del Dipartimento di Lavoro del Fronte Unito del Pcc, vedere: “You Quan: Persist in the Party’s Leadership over Religion, Persist in Advancing the Sinicization of Religion” [尤权:坚持党对宗教工作的领导,持续推进我国宗教中国化], Xinhua, 20 marzo 2019.  http://www.zytzb.gov.cn/tzyw/306776.jhtml.

 

[2] Congressional-Executive Commission on China, 2018 Annual Report, p. 122.

https://www.cecc.gov/sites/chinacommission.house.gov/files/Annual%20Report%202018.pdf.

 

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