25/08/2009, 00.00
INDIA - VATICANO
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Giovani scienziati e fede: un dialogo obbligato per il futuro dell’India

di Tomasz Trafny
Le sfide e le opportunità offerte alla Chiesa dal progresso scientifico e tecnologico. Il rischio di una dittatura dell'economia che spinge la ricerca a distruggere la vita e danneggiare l’uomo. Scienza e fede sono complementari e devono interrogarsi a vicenda.
Mumbai (AsiaNews) - P. Tomasz Trafny ,del Pontificio consiglio della Cultura, è coordinatore del progetto  Science, Theology and the Ontological Quest (Stoq) promosso da alcune università Pontificie. Il 21 agosto ha partecipato, come delegato vaticano, al convegno promosso a Pune dai vescovi indiani sul tema “La fede cristiana in un mondo scientifico e tecnologico: sfide e opportunità”.
 
Ci sono diversi spunti e diverse sfide che la scienza offre alla Chiesa. Nella realtà dell’India questo significa confrontarsi con nuove prove, nuove risposte e nuovi metodi di approccio poiché la società non è solo multi-religiosa, ma anche multi-culturale. È decisivo essere coscienti di questo fatto per rispondere alle nuove scoperte e ai nuovi successi della ricerca scientifica. C’è bisogno infatti di promuovere una ricerca interdisciplinare in cui scienza e fede convivano assieme interrogandosi a vicenda.
 
Ciò che preoccupa di più è l’idea ormai diffusa di ricerca scientifica. Uno dei maggiori problemi di oggi è che nel mondo le regole sono dettate da principi economici e non etici. In quest’ottica i rapidi cambiamenti che stiamo vivendo possono arrivare a minacciare la stessa vita umana, basta pensare all’utilizzo delle cellule staminali ed alla ricerca nel settore che è sostenuta e favorita da mere ragioni economiche. Istituzioni e aziende che investono in questo campo vogliono risultati immediati e a basso costo. Per questo spingono perché si proceda nella ricerca sulle staminali embrionali invece che sulle cellule adulte che comportano costi più alti, maggiori difficoltà e più verifiche.
 
Dobbiamo creare una nuova cultura che scalzi questa dittatura dei principi economici. Dobbiamo tornare a pensare secondo principi etici e non di mero profitto. Molte scoperte sono utili e rispondono a veri bisogni, il problema è che, per motivi economici, finiscono per essere utilizzate in modo distorto. Questo genera un meccanismo sviato che porta alla distruzione della vita, quella stessa vita che le stesse scoperte vogliono salvare.
 
La riconciliazione tra scienza e fede è un punto saldo del’insegnamento del Papa. Benedetto XVI è cosciente che l’unica strada per compiere questo dialogo si basa sul riconoscimento della verità assoluta. La scienza copre solo un aspetto della nostra conoscenza. La nostra vita è molto più complicata di quanto le sole teorie scientifiche possano spiegare . Essa infatti rimane sempre in qualche modo un mistero. La scienza non indaga la dimensione trascendente dell’esistenza e per questo è un errore credere che essa possa fornire la spiegazione esaustiva della vita e dell’uomo.
 
Per conoscere la realtà abbiamo diverse strade aperte davanti a noi: la scienza è una, ma ci sono anche la teologia e la filosofia. Molte conoscenze ci vengono dall’arte, dalla poesia, dall’estetica. Ci sono cose che non possono essere espresse da formule matematiche eppure sono reali e noi le percepiamo come tali.
 
Prendiamo le domande sul senso della vita, su cosa essa sia, come si sviluppa, quale sia l’origine dell’uomo; oppure guardiamo al nostro cervello, un meccanismo sofisticato in gran parte ancora inesplorato, e alla domanda sulla relazione che esso ha con la dimensione spirituale dell’esistenza. Tutti questi interrogativi sono vivi ancora oggi nonostante i passi compiuti dal progresso tecnologico e scientifico.
 
La scienza prova a spiegare questi interrogativi come fenomeni, usando un certo tipo di linguaggio e un certo metodo di ricerca; la teologia invece cerca di rispondere alle stesse domande con una visione in cui è riconosciuto un posto per Dio, in cui è data la possibilità di un significato dell’esistenza e di un valore della vita. Quando questo non avviene teologia e filosofia risultano inutili all’uomo, ed è per questo che oggi molte persone credono che la scienza spieghi molte più cose della vita di quanto non faccia per esempio la teologia.
 
C’è il rischio che i giovani in India, come nel resto del mondo, si impegnino nella ricerca scientifica e nello sviluppo tecnologico facendoli diventare un credo che sostituisce la fede.
 
Abbiamo bisogno di investire in giovani scienziati. Dobbiamo creare l’opportunità per i giovani cattolici che sono interessati a intraprendere l’avventura della ricerca scientifica. Abbiamo bisogno di giovani che guardino alla scienza attraverso gli occhi della fede. È ormai diffusa l’idea che fede e scienza siano contrapposte e inconciliabili. Tanti scienziati non credono in Dio. Molti credono che più conosciamo i fenomeni naturali meno abbiamo bisogno di spiegazioni teologiche. Ma ci cono molti problemi essenziali a cui la scienza non può rispondere, molti interrogativi a cui la tecnologia replica offrendo marchingegni di vario tipo che non sono però capaci di risolvere il tema della fede.
 
Abbiamo bisogno di affrontare in modo molto serio il concetto di sviluppo tecnologico ed i successi scientifici da un punto di vista teologico. Dobbiamo capire cosa sia davvero la realtà. Essa non può essere divisa in due dimensioni, religiosa e scientifica, che non dialogano e interagiscono tra loro. Scienza e fede sono complementari. La prima può offrire molte nuove intuizioni alla riflessione teologica e filosofica così come queste ultime possono aiutare la scienza ad essere molto più umana.
 
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
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