02/01/2013, 00.00
COREA DEL NORD
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Gli auguri di Kim Jong-un: Non vogliamo la guerra ma siamo pronti a vincerla

Il giovane dittatore pronuncia per la prima volta in 19 anni il discorso di Capodanno e si rivolge a Seoul: “Riuniamo la madrepatria senza tensioni militari”. Ma subito dopo indica nell’esercito la “vera forza” di una nazione. Il 2013 “sarà l’anno in cui la Corea del Nord diventerà un gigante economico”.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) - Rimuovere "ogni tensione" con il Sud e trasformare la Corea del Nord "in un gigante economico". Senza però dimenticare che "soltanto grazie alla potenza militare, la vera forza di una nazione, si può raggiungere ogni obiettivo di sviluppo". È il senso del discorso di Capodanno pronunciato ieri da Kim Jong-un, il giovane dittatore nordcoreano che cerca sempre più di assomigliare al nonno (e padre della patria) Kim Il-sung.

Vestito con la tradizionale giacca "alla coreana", Jong-un ha parlato nella grande sala dell'Assemblea del popolo, il "parlamento" fantoccio della Corea del Nord. Il discorso è stato trasmesso sulla televisione di Stato, il primo in 19 anni: il padre del dittatore, il defunto "caro leader" Kim Jong-il, ha parlato dal vivo soltanto due volte dal 1994 al 2011, anno della sua morte; il nonno preferiva la radio.

Nel corso del discorso, rilanciato con grande enfasi dai media nazionali cinesi, il "leader coraggioso" ha detto: "Auguro un buon anno ai nostri compatrioti della Corea del Sud e ai nostri amici nelle altre nazioni. Un confronto nazionale con Seoul può solo sfociare in una guerra, mentre la riunificazione della madrepatria è l'obiettivo più importante fra quelli che dobbiamo raggiungere".

Il 2013, ha aggiunto, "sarà l'anno in cui vedremo la nostra nazione divenire un gigante economico. Lo stile di vita medio diverrà migliore di quello attuale e, grazie all'agricoltura e all'industria leggera, potremo diventare un esempio per l'Asia e per il mondo". Questo passaggio, dicono diversi analisti, ricorda in maniera evidente la propaganda di Kim Il-sung: tuttavia, il primo dittatore coreano aveva dalla sua un'economia relativamente prospera sostenuta dall'Unione Sovietica, dalla Cina e dai Paesi del blocco comunista.

Dalla caduta del Muro di Berlino, invece, le cose sono precipitate: oggi la metà della popolazione (che conta 22 milioni di abitanti) vive con meno di 1 dollaro americano al giorno e l'economia nazionale è dipendente del tutto dalla Cina. Che negli ultimi 3 anni ha mostrato segni sempre maggiori di insofferenza nei confronti delle provocazioni militari di Pyongyang, primo fra tutti il programma nucleare che ha dotato il Paese della bomba atomica.

Durante il "regno" dell'ultimo Kim, dal Natale del 2011, si sono già verificati due lanci missilistici: il primo in aprile è fallito, ma quello del dicembre 2012 è andato a buon fine. E le Nazioni Unite si riuniranno domani per decidere come punire la nazione per quanto avvenuto. Con un occhio a questa situazione, Jong-un ha concluso: "Dobbiamo evitare il confronto militare, ma dobbiamo anche ricordarci sempre che soltanto grazie alla potenza militare, la vera forza di una nazione, si può raggiungere ogni obiettivo di sviluppo".

 

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