09/08/2010, 00.00
INDIA
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I tribali indiani “speranza per tutta l’India”

di Jebamalai Stany sj
In occasione della Giornata internazionale per le popolazioni tribali, il direttore del Centro cattolico per l’aiuto legale e i diritti umani del Gujarat spiega la situazione delle “tribù schedate” e chiede la fine della discriminazione operata contro di loro.
Mumbai (AsiaNews) – Ridare ai tribali il posto che compete loro, fermare la discriminazione sociale e l’esproprio delle terre e riconoscere la dignità di una popolazione fondamentale per lo sviluppo dell’India. Sono le richieste che il p. Jebamalai Stany sj, direttore dello Shakti (il Centro per l’aiuto legale e i diritti umani del Gujarat) fa al governo indiano in occasione della Giornata internazionale per le popolazioni indigene, che cade oggi.
 
La popolazione indigena dell’India rappresenta il segmento più vulnerabile ed emarginato della società. Sono gli ultimi nello strato sociale, considerati meno e trattati peggio persino dei dalit (i “fuori casta” della religione induista): non hanno alcuno status, gli vengono negati rispetto ed identità. E quest’ultimo è il problema principale: l’intera identità tribale è in crisi. Ci sono varie terminologie per definirli, che vanno da vanavasi (che vengono dall’esterno) ad adivasi (abitanti originali). Per tutti sono tribali o, come li definisce la costituzione indiana, “tribù schedate”.
 
L’identità, in pratica, gli è stata imposta da fuori proprio per sottolineare la diversità di questo gruppo dalla comunità dominante, sulla base del loro isolamento geografico, della tecnologia quasi inesistente, delle condizioni di vita, dell’animismo, del linguaggio e della morfologia fisica. Sono “schedati” e basta: quindi qual è la loro identità profonda? L’idea stessa di “popolazione indigena” è messa in discussione, insieme alla loro identità culturale e risorse comunitarie, che ora sono in crisi.
 
Strettamente connessa alla questione identitaria c’è anche l’alienazione delle risorse naturali, tolte al loro controllo. Eppure gli indigeni hanno una connessione profonda con la terra: la dipendenza dalla foresta è sottolineata dalle regole e dall’estrazione media, governate entrambi da credo e pratiche religiose che puntano alla non degradazione dei boschi. Proteggono e preservano la terra e le risorse natali. Oggi le loro terre, le loro foreste e i loro minerali sono predati per scopi commerciali.
 
Il governo sta portando via le risorse naturali ai tribali: il loro status diventa un modo per togliergli ogni diritto sulla natura. Ed è questo che ha condotto alla resistenza di cui siamo stati testimoni negli ultimi tempi: i tribali contro i progetti “di sviluppo” come dighe, miniere e fabbriche. I diritti della popolazione sulle proprie foreste sono stati infranti con la frode, e questa è divenuta una questione politica centrale in India.
 
Il governo indiano, con il suo modo di pensare “braminico”, non ha prestato alcuna attenzione all’integrazione o allo sviluppo dei tribali. Nel 2006, con la Legge sulle tribù schedate, ha provato a rimuovere questa ingiustizia storica compiuta contro i tribali: ma la legge non è stata messa veramente in pratica. Continua la distruzione delle foreste, tramite nuovi progetti industriali e minerari che hanno ridotto alla fame milioni di persone. Hanno facilitato una spirale di distruzione dell’ambiente che ha provocato una battaglia di disperazione.
 
D’altra parte anche la legge per l’estensione delle aree tribali del 1996 era stata scritta con l’intento di dare a queste persone il diritto all’auto-governo, tramite il riconoscimento dei diritti tradizionali delle comunità indigene sulle risorse naturali. Ma anche questa non è stata messa in pratica: oggi i tribali non hanno alcuna possibilità di parola durante i processi decisionali che li riguardano. In India, oggi, l’8% della popolazione è composta da indigeni; il 95% delle foreste è di proprietà del governo. Tutto questo è stato compiuto con l’espropriazione dei loro diritti.
 
Dal 1990 circa 8,5 milioni di tribali sono stati cacciati dalle loro terre: il 55,16% degli sfollati totali è tribale. In questa Giornata internazionale per le popolazioni indigene chiediamo che ai tribali venga dato il rispetto che meritano e il giusto posto nella società. Chiediamo inoltre che la Costituzione venga emendata e che il termine “tribù schedata” venga sostituita con “popolazione indigena”. Assicurare i diritti dei tribali significa promuoverne l’integrazione, un passo necessario per migliorare la loro partecipazione alla vita del Paese e per migliorare la loro condizione sanitaria e di nutrizione.
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