13/05/2011, 00.00
KIRGHIZISTAN
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Il Kirghizistan risarcirà le vittime degli scontri etnici del giugno 2010

Gli scontri colpirono soprattutto gli etnici uzbeki. Intanto una Commissione indipendente d’indagine conclude che nelle violenze ci furono responsabilità dirette dell’esercito kirghiso.

Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – Il governo kirghiso darà un indennizzo alle vittime degli scontri interetnici del giugno 2010, che causarono circa 470 morti accertati (oltre 2mila, secondo altre fonti), soprattutto tra gli etnici uzbeki. Intanto un rapporto della Commissione d’Inchiesta Kirghisa (Kic) parla anche di responsabilità del governo nel non avere impedito le violenze.

Il governo ha deliberato il 10 maggio un indennizzo di un milione di som (21.400 dollari) per le famiglie che hanno avuto un parente “morto o ancora disperso” per gli scontri. Chi ha avuto gravi ferite riceverà 100mila som (2.140 dollari) e i feriti meno gravi 50mila som (1.070 dollari).

Nel giugno 2010 scoppiarono gravi scontri tra etnici kirghisi e uzbeki, nelle province di Osh e Jalalabad. Fonti uzbeke e indipendenti accusarono polizia ed esercito di avere aiutato, o comunque non impedito le violenze contro la comunità etnica uzbeka che subì grandi danni, con morti e feriti e abitazioni bruciate. Nelle reciproche violenze, gli uzbeki subirono i tre quarti delle lesioni fisiche e i nove decimi delle perdite materiali per case bruciate e altro. Migliaia di etnici uzbeki riportarono ferite, centinaia di migliaia fuggirono via e molti sono tuttora “dispersi”.

Per le violenze ci sono tuttora reciproche accuse delle due comunità. Melisbek Myrzakmatov, sindaco di Osh, ancora oggi punta il dito contro l’allora governo ad interim presieduto da Roza Otumbayeva per avere “esacerbato le ostilità etniche”, secondo alcuni per colpire i presunti centri di potere del presidente destituito Kurmanbek Bakiyev. “La popolazione di Osh – dice – non dimentica le loro malefatte”.

Il rapporto del Kic pubblicato l’11 maggio, svolto su iniziativa di Paesi del Nord Europa ma accettato dalla presidente Otunbayeva, esclude che si possa parlare di “genocidio”, poiché le violenze non sono state sistematiche. Ma conclude che l’esercito è stato almeno “complice” delle violenze antiuzbeke, omettendo di intervenire, e in diversi casi ha addirittura partecipato agli attacchi.

Il rapporto dice che “quei reparti, ben addestrati e schierati, avrebbero potuto prevenire o fermare la violenza”.

In pochi giorni oltre 110mila persone fuggirono nel vicino Uzbekistan, per sottrarsi agli attacchi. Altre 300mila si diedero alla macchia abbandonando le case, molte delle quali furono depredate e incendiate.

Nel Paese gli etnici kirghisi sono circa il 70% dei 5,5 milioni di abitanti, mentre quelli uzbeki non arrivano al 15%.

Bishkek ha subito contestato il rapporto, facendo anche presente come non avesse ancora preso il pieno controllo delle forze di sicurezza e dell’esercito.

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