09/12/2011, 00.00
CAMBOGIA
Invia ad un amico

Il Natale di Many Phok: dal fatalismo cambogiano, alla Provvidenza cristiana

di Dario Salvi
La conversione di una 30enne, madre di due figli, che lavora in una ong a contatto con bambini malati di Aids. Assiste alla prima messa e resta colpita dal gesto della pace; studia il catechismo con una suora e riceve il battesimo, tenendo aperti gli occhi “per vedere lo Spirito Santo”. La nascita di Gesù è un invito a “non avere paura”.
Roma (AsiaNews) – Proviene da una famiglia buddista e ha incontrato il cristianesimo grazie al proprio capo, un missionario laico: “ho pensato – racconta – che se mi avesse visto andare in chiesa, mi avrebbe aumentato lo stipendio”. Partecipando alla messa “sono rimasta sconvolta in positivo dal segno di pace” e per capirne il reale significato “ho iniziato a partecipare al catechismo”; una suora di Phnom Penh le ha trasmesso le basi di una fede che è maturata nel tempo, sino alla decisione di convertirsi e ricevere il battesimo. È quanto racconta ad AsiaNews Many Phok, 30enne cattolica cambogiana, sposata e madre di due figli, vice-direttore dell’ong New Hope for Cambodian Children (Nhcc, nella foto un'immagine del centro). In questo tempo di Avvento che conduce al Natale, spiega la donna, è ancora più urgente la necessità di condividere il messaggio cristiano e testimoniare la gioia di una festa che “ci invita a non avere paura, a non perdere la speranza” perché “Gesù è nato per tutti noi”.

Abbiamo incontrato Many Phok in occasione di un recente viaggio a Roma, dove ha partecipato in qualità di delegato per la Cambogia alla 26ma Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per il Operatori sanitari, organizzata dal Vaticano. La donna lavora a Phnom Penh nel campo sanitario, occupandosi di famiglie – madri e figli – colpiti dai Aids. Malati che vanno curati, aggiunge, non solo da un punto di vista clinico, ma anche umano e sociale; i pazienti vanno aiutati a curarsi vincendo “depressione e paura” e a reinserirsi a pieno titolo “all’interno della società”.

La donna ricorda ancora la prima messa a cui ha partecipato e quel gesto di scambiarsi il segno di pace, così diverso dai riti della tradizione buddista “dove lo sguardo è a terra o fisso sul monaco” e il fedele “deve restare fermo e immobile”. Da un gesto che fa nascere una curiosità, matura il desiderio di apprendere le basi del catechismo e approfondire la scelta di fede. “All’inizio, quando ho detto che frequentavo il catechismo, che volevo capire il mondo della Chiesa cattolica – ricorda – la mia famiglia si è opposta, dandomi della pazza”. Le critiche dei parenti non servono però a fermare il cambiamento, fatto di piccoli gesti che agli occhi degli altri suscitano critiche feroci. Fra i tanti, il “dimenticarsi” di tornare a casa la sera perché “assorbita dal lavoro” che viene vissuto in modo diverso, quasi una missione piuttosto che una semplice forma di sostentamento. “Dedicavo più tempo ai malati – spiega – senza chiedere aumenti di stipendio; questo risultava incomprensibile agli occhi dei miei familiari”. “La mia speranza di aver un aumento di salario – ride – non si è avverata. Ma ho voluto continuare il cammino di ricerca interiore”.                                                                                                                                                                          

Nel 2005, nella chiesa parrocchiale di Gesù Bambino, Many Phok ha ricevuto il battesimo da un missionario italiano, p. Mario Ghezzi del Pime. Un momento che ricorda ancora oggi con chiarezza: “mentre tutti chiudevano gli occhi – racconta – io li ho tenuti aperti… perché volevo proprio vederlo questo Spirito Santo che scendeva su di me”. E anche chi la conosce bene, conferma che l’elemento “mistico” è proprio quello che meglio di tutti caratterizza il suo modo di vivere la fede. “Dal battesimo – continua la donna – la mia vita è cambiata, perché continuo a cogliere piccoli e grandi miracoli nella vita di tutti i giorni”. La passione che infonde lavorando a contatto con bambini e adulti malati di Aids; le preghiere incessanti alla Madonna per avere dei figli, esaudite nel tempo: “ho due bambini – confida – e durante le gravidanze non ho avuto alcun tipo di problema”. Fra i miracoli, vi è anche la decisione dei parenti di accettare la conversione: “adesso mi rispettano, mi considerano un pilastro della famiglia e mi spingono a continuare il cammino”. 

La fede trasforma anche il modo in cui vivere i problemi quotidiani, le difficoltà sul lavoro, la forza che ritorna quando fa capolino la voglia di smettere. “Il tragitto in motorino – sottolinea – che mi separa da casa all’ufficio è occasione di preghiera, mi rivolgo a Dio perché mi sostenga e mi dia forza per andare avanti”. Many Phok ripete più volte, rivolgendosi al Signore, “fai Tu” e dice di affidarsi totalmente alla sua volontà. Tuttavia, in questa scelta vi è una frattura profonda con la cultura caratteristica della società cambogiana: “In questo si assiste a un passaggio – confida la donna ad AsiaNews – dal fatalismo tipico della società cambogiana, alla Provvidenza che è elemento insisto della fede cristiana”. 

In queste settimane di Avvento la comunità cristiana cambogiana si prepara al Natale, un “grande giorno perché ci dice che Cristo è venuto fra noi”. La festa, spiega Many, è anche “un segno che ci invita a non avere paura, a non perdere la speranza”. In famiglia viene decorato un albero e gli ospiti, gli amici, i familiari “ricevono un dolce” mentre la sera “prepariamo una grande cena in comune”. Il Natale viene celebrato anche sul lavoro, per la gioia di grandi e piccoli: “la mattina io e il mio staff di Nhcc, con l’aiuto di un “Babbo Natale” speciale per l’occasione – racconta – distribuiamo regali ai circa 300 bambini, anche non cristiani, come segno che Gesù è nato anche per loro”. Ogni bambino riceve una sacca con un dono diverso fra cui macchine radiocomandate, cd musicali, bambole, skate-boards, lettori mp3. “Facciamo anche delle piccole donazioni alle chiese – conclude – per aiutare i poveri o i gruppi giovanili, perché possano organizzare pure loro momenti di festa”.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Un traghetto sul fiume Mekong, la nuova frontiera della missione in Cambogia
29/12/2015
Cristo in Cambogia, la salvezza e la gratitudine
20/10/2004
Leader cattolici, buddisti e musulmani thai alla Giornata di Assisi 2011
25/10/2011
Missionario del Pime: la scuola, per ricostruire la società cambogiana
10/05/2010
Arcivescovo di Semarang: preghiere e digiuno, per vivere la Quaresima del Signore
11/03/2011


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”