17/01/2018, 12.24
VATICANO
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Il card. Filoni celebra la festa del p. Paolo Manna al Pime di Roma

di Bernardo Cervellera

Il Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli incontra i missionari del Pime e le Missionarie dell’Immacolata. La missione senza annuncio riduce l’impegno della Chiesa all’opera di una Ong. Risvegliare la missione ad gentes. Il Mese missionario del 2019.

Roma (AsiaNews) – Un grazie al Pontificio Istituto per le Missioni Estere per l’impegno di evangelizzazione in Asia e altrove, e un invito a collaborare per sostenere la missione ad gentes, verso i non cristiani, che talvolta rischia di essere dimenticata e oscurata dallo slogan “tutto è missione”. Sono questi alcuni dei temi che il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione vaticana di Propaganda Fide, ha affrontato ieri sera presiedendo la messa nella cappella della casa del Pime a Roma. Dopo la cena egli ha avuto una conversazione con i missionari dell’istituto, le Missionarie dell’Immacolata, alcuni sacerdoti amici e ospiti del Pime.

L’occasione è stata offerta dalla festa del beato Paolo Manna (1872-1952), missionario del Pime beatificato da Giovanni Paolo II, che è stato anche fondatore e presidente della Pontificia Unione Missionaria, una delle Pontificie opere sotto la presidenza di Propaganda Fide, che si occupa dell’animazione missionaria fra sacerdoti, religiosi, religiose e laici.

Paolo Manna, definito spesso “un’anima di fuoco” è stato fra i precursori di alcune piste emerse con chiarezza decenni dopo nel Concilio Vaticano II. Egli ha spinto la Chiesa a comprendere che tutti devono avere il desiderio della missione e partecipare all’opera di evangelizzazione; ha criticato con forza le missioni basate sulla potenza data dalle molte opere caritative e sociali; ha lavorato perché i cristiani in missione non si facessero concorrenza, ma mostrassero l’unità come primo elemento di testimonianza della fede.

Nella sua omelia, il card. Filoni ha paragonato p. Manna al “primo missionario ad gentes”, san Paolo, infaticabile nell’annunciare, nell’insistere in tempi opportuni e inopportuni, nell’ammonire, rimproverare, esortare (cfr 2 Timoteo 4, 2), conservando la fede (2 Timoteo, 4,7). E ha sottolineato che la missione comprende sempre e anzitutto l’annuncio. Senza annuncio – ha precisato – ogni opera missionaria si riduce a quella di “una Ong”.

Nella conversazione con i missionari e le missionarie, gli ha anzitutto fatto notare che l’immagine della missione ad gentes sta cambiando: i non cristiani – attraverso le migrazioni – sono presenti anche in Paesi di antica evangelizzazione; le Chiese locali degli antichi Paesi di missione sono ormai comunità adulte e sentono meno il bisogno di missionari per le loro opere. Ma è vero – egli ha sottolineato – che la missione ad gentes, l’annuncio ai non cristiani viene dimenticato o lasciato ai margini, sia nelle Chiese di antica evangelizzazione che in quelle recenti. Da qui l’urgenza di mantenere vivo il carisma degli istituti missionari ad gentes, senza accontentarsi di definire come “missione” qualunque impegno diocesano di pastorale, caritativa, o di nuova evangelizzazione.

Il card. Filoni ha ricordato che il Mese missionario che verrà lanciato nel 2019 può servire per risvegliare nella Chiesa l’urgenza della missione ad gentes.

Prima di salutare i missionari del Pime, egli ha lasciato una dedica sul Libro degli ospiti illustri (foto 3).

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