26/02/2019, 09.12
VATICANO-AUSTRALIA
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Il card. George Pell condannato per abusi sessuali su minori in sacrestia

Il porporato rischia 50 anni di prigione. La difesa bolla come “un’invenzione” le accuse. Il processo era stato condotto con due giurie: la prima non era riuscita a giungere a un verdetto. Il card. Pell ha detto che si appellerà contro la condanna. La dichiarazione dalla Sala Stampa della Santa Sede.

Sydney (AsiaNews) - Il card. George Pell, già Segretario per l’economia in Vaticano, è stato condannato per aver compiuto abusi sessuali su due minori mentre era arcivescovo di Melbourne. La condanna era già avvenuta lo scorso dicembre, ma per motivi legali non è stata pubblicata fino ad oggi.

Secondo l’accusa nel 1996, il porporato, allora arcivescovo da un anno, avrebbe abusato prima uno, poi l’altro dei due giovani coristi nella sacrestia della cattedrale, dopo essersi tolti i paramenti. Un’altra volta, uno dei due giovani coristi è stato abusato, sempre alla fine della messa nella cattedrale.

Lo scorso anno la giuria ha potuto sentire la testimonianza di uno solo dei sopravvissuti, un certo Michael; l’altro è morto nel 2014. “Michael” ha denunciato il card. Pell nel 2015.

Nel 2014 il porporato era stato nominato da papa Francesco a capo dell’economia del Vaticano, impegnato nel razionalizzare le spese dello Stato e nell’evitare l’uso della banca vaticana per operazioni di riciclaggio.

Nel 2017 egli ha chiesto di poter ritornare in Australia per potersi difendere. Al processo il card. Pell si è sempre dichiarato innocente. La sua difesa ha anche mostrato l’incongruenza delle accuse bollate come “un’invenzione”. Molte testimonianze hanno mostrato che la sacrestia dopo la messa in cattedrale era “un alveare di attività”, e che l’allora arcivescovo era sempre accompagnato dal cerimoniere. Era perciò pressoché impossibile che nella sacrestia egli rimanesse da solo; come era anche impossibile che alla fine della messa due coristi andassero per conto loro, uscendo dalla processione finale. Il processo è stato condotto con due giurie, perché la prima non è riuscita a giungere a un verdetto unanime.

Il silenzio sulla condanna del dicembre scorso era stato dettato dal giudice per non influenzare un altro processo in cui era implicato il cardinale. Ma due giorni fa, il procuratore ha pensato di cancellare questo processo, che doveva tenersi in maggio.

Nei giorni scorsi papa Francesco ha indetto un Incontro sulla “Protezione dei minori nella Chiesa” per combattere gli abusi.

Il card. Pell ha detto che si appellerà contro la sentenza. Egli rischia 50 anni di prigione.

In Australia il dramma degli abusi è divenuto una “tragedia nazionale”: nel 2017 un’inchiesta governativa ha riportato che decine di migliaia di bambini sono stati abusati nelle Chiese australiane dagli anni ’50 in poi.

Prima del card. Pell, il caso più eclatante legato agli abusi sessuali su minori è stato quello dell’ex arcivescovo di Adelaide, mons. Philip Wilson, accusato di aver coperto casi di pedofilia risalenti al 1970. Lo scorso dicembre, mons. Wilson è stato assolto in appello.

Nella tarda mattinata di oggi, la Santa Sede ha emesso una dichiarazione del direttore ad interim della Sala Stampa, Alessandro Gisotti. In essa, ribadendo “il massimo rispetto per le autorità giudiziarie australiane”, si esprime dolore e si ricorda che il card. Pell “ha ribadito la sua innocenza e ha il diritto di difendersi fino all’ultimo grado”. Si afferma inoltre che in attesa del giudizio definitivo, “per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermato le le misure cautelari già̀ disposte nei confronti del card. George Pell dall'ordinario del luogo al rientro del card. Pell in Australia. Ossia che, in attesa dell’accertamento definitivo dei fatti, al Cardinale Pell sia proibito in via cautelativa l’esercizio pubblico del ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”.

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