18/11/2005, 00.00
INDIA
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India: servono istruzione e lavoro per i cristiani dalit

di Nirmala Carvalho

In un seminario si è discusso della situazione dei cristiani dalit. La priorità è lavorare su istruzione ed educazione. E' povero il 70% dei cristiani indiani.

Bangalore (AsiaNews) - Ci vogliono istruzione e lavoro per migliorare la situazione dei cristiani dalit. E' una delle conclusioni alle quali è giunto un seminario sulla situazione dei cristiani dalit, organizzato dalla "Dalit Christian Federation", cui hanno partecipato politici, attivisti sociali, leader dalit e oltre 500 persone provenienti da aree rurali e urbane di Bangalore.

V.V. Augustine, membro della Commissione nazionale per i minori, ha dichiarato alla sessione inaugurale del 14 novembre che "è l'educazione uno degli strumenti per migliorare la situazione dei cristiani oppressi. Le istituzioni devono dare priorità assoluta ai cristiani dalit, supportare con finanziamenti la loro istruzione e permettergli di lavorare nell'amministrazione civile. I dalit dovrebbero battersi per migliorare la loro situazione". "Il 70% dei cristiani in India – continua - sono poveri: non hanno né un impiego né un tetto adeguato. Molti di loro fanno lavori umili, in particolar modo nell'industria del pesce e nell'agricoltura". Ha poi evidenziato che il 50% degli indiani cristiani vivono nella parte meridionale del paese, e ha invitato i politici presenti a lavorare per queste masse: "se fallirete in questo commetterete un grave crimine".

C. Narayanaswamy, ex parlamentare del partito Janata Dal (Jd), ha spiegato che il suo partito ha cercato di migliorare la situazione dei cristiani dalit, soprattutto quando il leader del Jd Deve Gowda era primo ministro, ma "purtroppo il disegno di legge non è stato portato a termine, perché il governo perse il potere".

In un'intervista ad AsiaNews John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union, ha spiegato che "da più di mezzo secolo i cristiani dalit devono lottare: dall'ordine presidenziale del 1950 che in modo spietato li ha privati dei diritti civili in quanto vittime di 3000 anni di tirannia delle caste. Per far fronte a questa situazione – continua – abbiamo combattuto, e spesso perso, molte battaglie in tribunale. Adesso la battaglia continua nella Corte suprema: la prossima udienza è il 28 novembre. Davanti alla corte, contro gli uomini del gruppo fondamentalista Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), si presentano gruppi della società civile, cattolici e protestanti,".

"La battaglia continua anche nel parlamento federale, in quello dei vari Stati e nel Consiglio per l'integrazione nazionale. Ci difendiamo anche a livello internazionale: ho sollevato personalmente il problema alle Nazioni unite, al Congresso statunitense, all'Unione europea, e al Congresso internazionale sulla discriminazione razziale di Durban".

Ne parliamo anche in chiesa – continua Dayal -. Mentre alcune chiese protestanti sono composte per intero da dalit, e i loro vescovi e la loro gerarchia sono anch'essi dalit, in altre chiese la situazione è diversa. In particolare la situazione della Chiesa cattolica è più complessa. I dalit sono parte integrante della Chiesa di Roma, anche se ci sono dalit della Chiesa di Malankara. Sono 2 gli arcivescovi dalit, più una dozzina di vescovi su un totale di 180 vescovi divisi in 149 diocesi. Non abbiamo invece statistiche esatte per quel che riguarda il clero religioso e diocesano e i seminaristi".

Dayal è d'accordo con Augustine sull'importanza del fattore educativo: "Non vedo nessuna ragione per cui la Chiesa non dovrebbe aiutare i dalit a migliorare la loro situazione nell'occupazione e nelle istituzioni, attraverso borse di studio, ammissioni preferenziali in scuole con alloggi gratuiti, o anche gruppi di micro-finanza per favorire le attività imprenditoriali".

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