11/10/2014, 00.00
INDONESIA
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Intellettuali, studiosi e cittadini a difesa della democrazia (sotto attacco) in Indonesia

di Mathias Hariyadi
Centinaia di persone hanno promosso una “petizione pubblica” per ottenere l’abrogazione definitiva della norma che cancella l’elezione diretta di amministratori e sindaci. Nel mirino anche il neo-presidente Jokowi, a pochi giorni dal giuramento. Oligarchie, poteri forti e opposizioni, guidate dallo sconfitto Subianto, promettono battaglia dentro e fuori il Parlamento.

Jakarta (AsiaNews) - Centinaia di intellettuali, docenti e studiosi indonesiani, in rappresentanza di decine di università sparse per l'arcipelago, hanno lanciato una "petizione pubblica" per ottenere la "abrogazione definitiva" della norma che ha cancellato l'elezione diretta di governatori e sindaci. Obiettivo dell'iniziativa lanciata nei giorni scorsi, quello di archiviare una norma votata a fine legislatura dal Parlamento uscente e restituire il diritto di scelta ai cittadini. Ai nuovi membri dell'Assemblea, che hanno preso possesso in questi giorni degli scranni parlamentari, il compito di archiviare una legge fonte di controversie e garantire il principio della "sovranità popolare". 

Non solo il mondo della cultura, ma anche movimenti della società civile e semplici cittadini rilanciano la richiesta di "elezioni dirette" degli amministratori, quale migliore esempio di democrazia e di difesa del diritto. La norma approvata il 26 settembre scorso dalla fazione vicina a Prabowo Subianto, candidato alle presidenziali e sconfitto da Joko "Jokowi" Widodo, a quattro giorni dalla chiusura della legislatura, è immorale e segno del tentativo di sradicare lo "spirito democratico" dal Paese. 

E proprio contro la coalizione Bianco-rossa di Subianto puntano il dito gli intellettuali e gli attivisti indonesiani, accusandola di sostenere una politica oligarchica che getta un'ombra oscura sul futuro democratico della nazione. Le critiche non risparmiano nemmeno il Partito democratico (Dp) del presidente uscente Susilo Bambang Yudhoyono che, pur essendo contrario in linea teorica alla cancellazione dell'elezione diretta, al momento della votazione è uscito dall'aula favorendone di fatto il passaggio. 

Intanto continua la guerra infinita - mediatica e non - di alcuni settori della politica e dell'imprenditoria indonesiana contro il futuro presidente Jokowi, apprezzato da cittadini e società civile, ma nel mirino delle frange estremiste e della fazione conservatrice del Paese. Nelle ultime ore è toccato al businessman di primo piano Hasyim Djojohadikusumo, fratello minore di Subianto, lanciare il guanto di sfida al neo capo di Stato, parlando di "questioni personali" e promettendo battaglia sin dai primi giorni di mandato. 

L'accusa dell'uomo di affari, che avrebbe sostenuto anche a livello economico l'ascesa a governatore di Jokowi, è quella di aver usato la precedente carica come trampolino di lancio per arrivare alla poltrona più ambita del Paese. Lasciando, in questo modo, a metà il cammino di riforme e di rilancio del governatorato della capitale indonesiana. 

Dietro le accuse traspare l'insofferenza per la sconfitta alle presidenziali del fratello maggiore per mano di Jokowi, ma è una conferma della presenza nel Paese di un largo fronte ostile all'ascesa politica dell'ex governatore di Jakarta. E questo fronte trasversale, che comprende anche lobby bancarie e della finanza, non faciliterà certo il compito riformista che attende il presidente eletto; la popolazione civile nutre enormi aspettative, forse anche superiori alle stesse possibilità reali, visto che in Parlamento i sostenitori del capo di Stato sono in minoranza. 

Si inserisce in quest'ottica l'annuncio del partito di Subianto, che vorrebbe cancellare - dopo sindaci e governatori - anche l'elezione diretta del presidente, restituendola al Parlamento come avveniva al tempo del regime di Shuarto, che aveva il pieno controllo dell'Assemblea.  

 

 

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