14/09/2011, 00.00
INDONESIA
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Jakarta: carceri e lavoro, l’impegno dei volontari cattolici

di Mathias Hariyadi
Nella sola arcidiocesi della capitale sono oltre 150 i gruppi che si dedicano all’assistenza dei bisognosi. In un forum a Jakarta si è discusso di problemi e prospettive. Maggiore collaborazione e sostegno per affrontare le urgenze. Con un unico desiderio: testimoniare la fede in Cristo, con il “servizio agli altri”.
Jakarta (AsiaNews) – Vi sono gruppi a sostegno dei carcerati e altri che si rivolgono alle madri single o ai bambini orfani; ancora, volontari che si occupano di intervenire durante emergenze sanitarie o catastrofi naturali, insieme ad associazioni che – in tempi di crisi economica e finanziaria – organizzano un congresso dedicato al lavoro, con offerte di impiego e proposte di occupazione. Sono solo alcune delle tante iniziative che i laici cattolici indonesiani hanno avviato in questi anni, con lo scopo di testimoniare la fede in Cristo mettendosi “al servizio degli altri”. Lo scorso fine settimana a Wisma Samadi Klender, un quartiere di East Jakarta, si è tenuta una due giorni di incontri – Pemikat – con lo scopo di rafforzare i valori alla base del volontariato cattolico, l’impegno a testimoniare la fede mediante le opere e una migliore coordinazione dei gruppi perché possano “aiutarsi a vicenda”.

Nella sola arcidiocesi di Jakarta (Kaj) sono nati oltre 150 gruppi laici cattolici, dediti all'impegno sociale e al volontariato. Un seme gettato quasi 10 anni fa dal sacerdote gesuita p. BS Mardiaatmadja SJ, al tempo vicario episcopale per l’apostolato dei laici, con la fondazione della Commissione diocesana meglio nota con il nome di Komkat, o Komunitas Kategorial, ovvero “comunità che pratica la fede mediante il servizio agli altri”. Una missione continuata negli ultimi tre anni da un altro sacerdote gesuita, p. Andang L. Binawan SJ e che abbraccia “tutte le persone” senza distinzioni di sesso, etnia o religione.

Molte le esperienze raccontate durante la due giorni di meeting nella capitale. Un gruppo di laici conosciuto con l’acronimo Kkt – Komunitas Kasih Tuhan, comunità dell’amore di Dio – ha raccontato del loro servizio ai carcerati dietro le sbarre: un aiuto materiale e un conforto spirituale, con la celebrazione della messa in prigione. Volontari della Comunità di Sant’Egidio, invece, assistono gli orfani e le madri rimaste sole nella cura dei figli. Ancora, la Kkmk – Associazione dei lavoratori cattolici – che ha organizzato una fiera in cui venivano offerti posti di lavoro e occasioni di incontro con aziende e imprese. E poi le attiviste cattoliche – Wkri – che sostengono i diritti delle casalinghe, fino al Kbkk – Gruppo umanitario cattolico – che promuove aiuto e assistenza alle popolazioni colpite da calamità o disastri, persino nelle aree più remote e abbandonate dell’Indonesia.

Il forum promosso da Pemikat si è concluso ricordando ai presenti la necessità di rafforzare l’impegno morale e la cooperazione reciproca tra tutti i gruppi e le associazioni di volontariato cattoliche. “Il sostegno e lo scambio di risorse – spiega p. Binawan – potrebbero accadere in un futuro prossimo, quando un gruppo particolare impegnato in un’operazione richiederà la collaborazione di altri gruppi cattolici”.
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