26/08/2011, 00.00
INDIA
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Karnataka: cristiani protestanti nel mirino di Bjp e polizia

di Nirmala Carvalho
Le forze dell’ordine, con l’avallo del governo dello Stato, impongono una stretta in materia di libertà religiosa. Secondo una direttiva, le chiese devono registrarsi e fornire indicazioni dettagliate su attività di culto e finanziamenti. Attivista cristiano: attacchi mirati e intimidazioni contro una comunità “fragile”.
Delhi (AsiaNews) – Nello Stato del Karnataka, sud-ovest dell’India, prosegue la stretta delle autorità contro le Chiese cristiane in materia di libertà di culto. Oltre alle denominazioni pentecostali del distretto di Chikmagalur, anche i Centri di preghiera cristiani di Mangalore devono registrarsi presso gli uffici di polizia, presentando rapporti dettagliati su fondi e attività religiose. Sajan K George, presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), punta il dito contro il governo statale guidato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp), che continua a tollerare le “intimidazioni” delle forze dell’ordine verso la “fragile comunità cristiana”.

Il 17 agosto scorso il pastore Babu, della chiesa pentecostale Jesus Comes Full Gospel Church di Murthyhal, villaggio della città di Kadur, distretto di Chikmagalur, ha ricevuto dalla polizia un elenco in cinque punti da seguire per poter continuare l’attività di culto. Esso prevede: nome e numero di registrazione della chiesa; nome, numero di telefono e indirizzo dei responsabili della gestione; dettagli precisi sui contributi esteri e sul contro corrente bancario di riferimento; scopo delle spese e dei versamenti ricevuti da benefattori stranieri; rapporti precisi su entrate e uscite.

La direttiva è in palese contrasto con le norme di una nazione laica e non è giustificato dalla storia della locale comunità cristiana, che non ha mai destato problemi. A Kadur vi sono 10 chiese, 4 cappelle e 6 luoghi di culto privati, ognuno dei quali annovera tra i 25 e i 40 fedeli. In 10 anni non si sono mai registrati incidenti e tutte le funzioni si sono sempre svolte in modo pacifico. In Karnataka, sottolinea ad AsiaNews Sajan K George, avviene quanto successo nei mesi scorsi “in un altro Stato guidato dal Bjp, il Madhya Pradesh”, dove a marzo è stata lanciata una analoga campagna “contro la minoranza cristiana”, “abbandonata dopo una serie di proteste di piazza”. È un segnale evidente, prosegue l’attivista, degli “attacchi mirati” e “una palese violazione della Costituzione e dei principi di una democrazia giusta e libera”.

Con il pretesto di fornire “protezione”, anche la polizia di Mangalore ha chiesto informazioni sui luoghi di culto e invitato i 75 pastori cristiani della zona (sono esclusi i sacerdoti cattolici) a fornire indicazioni sulle attività praticate. Il presidente di Gcic ricorda le direttive emanate a marzo dalla polizia di Bhopal, che richiedeva agli agenti “informazioni sulle attività dei cristiani” fra cui “il numero dei missionari” e “il totale degli aiuti ricevuti”. “Una direttiva – conclude – lasciata cadere per le numerose proteste dei fedeli”.
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