14/05/2008, 00.00
VIETNAM
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La Chiesa e la difficile integrazione delle etnie vietnamite nella crescita economica

di Nguyen Hung
Ci sono 54 etnie riconosciute, ma i Kinh sono l’84% della popolazione. Nelle “terre alte” da secoli gli etnici fuggono nelle foreste per sfuggire allo sfruttamento. Ora il governo deve decidere se sfruttarli o cercare uno sviluppo comune. Il ruolo della Chiesa, nei secoli e oggi.
Kontum (AsiaNews) – Nel Vietnam in rapido sviluppo economico, ci sono 54 diverse etnie e i Kinh da soli sono l’84,21% di tale popolazione. Il Paese affronta la sfida di non cancellare le molte minoranze, e la religione può dare un aiuto decisivo.
 
In questa babele di etnie la religione è sempre stata importante, aiutando le diverse popolazioni a comunicare e a comprendersi meglio e, insieme, contribuendo allo sviluppo di tutte le zone. La lingua nazionale ha radici nel latino parlato dai missionari cristiani francesi all’inizio del 19mo secolo.
 
Nella diocesi di Kontum il cristianesimo è arrivato nel 1838. Questi etnici, come pure i Kinh, hanno subito nei secoli molte vessazioni nel passato sistema feudale. Ma la loro fede è rimasta salda.
 
Padre Son, parroco nella zona, dice ad AsiaNews che “la popolazione dell’area è in crescita, come pure il suo sviluppo economico, sociale e tecnico. Le ‘terre alte’, ovvero le province di Kontum, Pleku e Daklak, sono popolose e ricche di risorse. Sin dalla dominazione francese, tutti i governi hanno mirato a controllare e sfruttare queste zone. E gli etnici sono stati spinti sempre più nel folto delle foreste. Oggi il governo ha bisogno di sfruttrare queste risorse e avere rapporti con gli etnici. Ma molta gente che ha denaro e posizioni di rilievo cerca solo di lusingare e truffare queste popolazioni”.
 
La Chiesa cattolica si è sempre preoccupata dello sviluppo di queste popolazioni e ha “portato l’istruzione e insegnato come coltivare agli etnici di Kontum e di Pleku”, come rileva uno studio sulla situazione socio-economica degli altopiani. “I sacerdoti missionari dicono la messa nella lingua locale e li incoraggiano a mantenere i loro abiti tradizionali”. Questo è importante perché, osserva padre Tin, “indossando le loro vesti tradizionali si sentono più sicuri. E’ per loro importante mostrare la loro cultura e arte. Affrontare anche il lavoro con questi abiti. Anche se, quali membri di ‘minoranze’, sono ancora discriminati dalla ‘maggioranza’ i tutti i campi: dall’economia all’istruzione, dalla politica alla cultura”.
 
In questo è importante l’opera della religione, consentita dall’Assemblea nazionale nel 1992. Sarebbe importante che le autorità locali dessero piena attuazione a questa politica.
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