25/02/2010, 00.00
INDIA
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La Chiesa in Assemblea: “I giovani, speranza per l’India e il mondo”

di Nirmala Carvalho
I vescovi dell’Unione indiana si riuniscono per la loro Assemblea generale, con il tema: “I giovani per la pace e l’armonia”. Nel Paese il 47 % della popolazione ha meno di 20 anni, e il card. Gracias avverte dei pericoli che li minacciano. Il vescovo di Guwahati avverte: “Attenti al benessere, distrugge il senso cristiano”.
Guwahati (AsiaNews) – I giovani “sono la speranza dell’India e del mondo intero. Ma oggi, molte minacce possono distruggerne la vitalità e la voglia di fare: ne vedo tanti che, prima di ogni altra cosa, tengono gli occhi puntati soltanto sui beni materiali. Questo è pericoloso, perché è sui giovani che dobbiamo riporre le nostre speranze”. È il senso del messaggio con cui il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e vice presidente della Conferenza episcopale indiana, ha aperto ieri i lavori dell’Assemblea plenaria dei vescovi locali a Guwahati (Assam).
 
L’Assemblea, che si tiene ogni due anni, si concluderà il prossimo 3 marzo. Il tema scelto per quest’anno è “I giovani per la pace e l’armonia”. Presiede il card. Gracias perché il presidente della Conferenza, il card. Varkey Vithayathil, è ammalato. L’arcivescovo di Mumbai, inoltre, ha voluto sottolineare in apertura che la Chiesa indiana “si è focalizzata su molte importanti iniziative pastorali, ma fino ad oggi ha ignorato i giovani. E questo non può essere”.
 
Secondo il porporato, le nuove generazioni “sono piene di talento e generose, sono pazienti ed idealiste. Oggi che la corruzione pervade tutti i segmenti della nostra società, dobbiamo puntare su di loro per cambiare le cose. Ma sempre più ragazzi pensano ad ottenere successo nella carriera e nella vita: questo è un pericolo che dobbiamo sottolineare”. Il rischio è che “si assista a una corrosione dei valori cristiani a favore di una visione edonista della vita”.
 
Ad AsiaNews, l’arcivescovo di Guwahati mons. Thomas Menamparampil spiega: “In India il 47 % della popolazione ha meno di 20 anni, e nei prossimi cinque anni il dato è destinato a salite fino al 65 %. La gioventù del nostro Paese è destinata a divenire una forza mondiale, e questo vale a livello secolare ed ecclesiastico. L’urgenza, oggi, è quella di addestrare e sviluppare il potenziale di questi ragazzi. Se verranno educati con buona motivazione e buono spirito, oltre che con strumenti materiali, saranno in grado di cambiare non soltanto l’India, ma il mondo intero”.
 
Ma il panorama non è del tutto roseo, e mons. Menamparampil punta il dito contro una pericolosa deviazione: “Alcuni giovani, che hanno raggiunto la prosperità economica, sono divenuti nello stesso tempo indifferenti. Da missionario, con il mio bagaglio di esperienza, so che i giovani rispondono in maniera positiva alla passione e alla sincerità: ecco che la Chiesa viene chiamata ad essere missionaria”.
 
L’allarme del presule viene echeggiato da un giovane di Mumbai, che ha studiato presso una scuola di gesuiti: “La Chiesa indiana inizia a soffrire di clericalismo. Invece di riconoscere la professionalità di alcune figure laiche, i sacerdoti si sentono come minacciati da coloro che non fanno parte dello stesso gruppo e vogliono offrire i propri servizi ai cattolici. I laici vengono emarginati in seconda posizione. Mentre basta l’ordinazione per diventare direttore di qualcosa”.
 
Secondo un altro ragazzo, il problema è che il clero indiano “non capisce la realtà della vita contemporanea. Hanno vissuto le comodità del loro seminario e non hanno lottato per lavorare e sopravvivere. Questo si riflette anche nelle loro omelie domenicali, che a volte sembrano provenire da chi non ha mai vissuto. Parlano male di cose che non conoscono, e questo ai giovani sembra tempo sprecato”.
 
La Chiesa indiana, però, ha moltissimi pregi e questi difetti possono essere emendati. Ne è sicuro uno dei partecipanti, un ragazzo dell’Orissa, che ricorda “l’enorme debito nei confronti dei sacerdoti. Mi hanno confortato dopo le violenze religiose che hanno distrutto lo Stato e mi hanno allontanato da ogni distruttivo proposito di vendetta. Ho un grande debito con la Chiesa, e voglio ripagarlo con qualunque cosa mi verrà chiesta”.
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