22/03/2011, 00.00
INDIA
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La Chiesa in India celebra il “Romero Day” contro le ingiustizie e le violazioni dei diritti

di Nirmala Carvalho
Le celebrazioni avranno luogo il 24 marzo a Delhi, Mumbai e Calcutta per ricordare “il martirio del grande profeta”. Il presidente della Commissione giustizia e pace: “Vogliamo sottolineare la necessità di seguire il suo esempio nel combattere per i diritti dei più poveri, con metodi non violenti di protesta. Dobbiamo prendere posizione in maniera crescente per i poveri, senza temere le conseguenze”.

Mumbai (AsiaNews) – La Commissione episcopale Indiana per la giustizia, la pace e lo sviluppo sta organizzando una giornata di “Commemorazione del martirio del grande profeta, l’arcivescovo Oscar Romero”, che avrà luogo nelle arcidiocesi di Delhi, Calcutta e Mumbai. A Mumbai la messa di ricordo avrà luogo il 24 marzo (giorno dell'uccisione dell'arcivescovo, in Italia è la Giornata dei martiri) nella cattedrale dell’Holy Name. La Commissione dell’arcidiocesi, insieme con il consolato del Salvador hanno deciso questa iniziativa per risvegliare nei cristiani il desiderio di emulare il suo esempio e proclamare la parola di Dio ai poveri e agli oppressi.

Il presidente della Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Bombay, p. Allwyn D’Silva, parlando ad AsiaNews ha detto: “E’ molto urgente che la vita e l’opera dell’arcivescovo Romero per i poveri e i marginali diventi un modello per la Chiesa indiana. E’ vero che ci sono stati molti casi in cui i vescovi del Paese hanno preso posizione in difesa delle persone che vivono ai margini della società; ma ancora molto deve essere fatto”.

Circa il 60% della popolazione indiana appartiene a settori marginalizzati della società, che soffrono in alto grado per la povertà, la mancanza di istruzione, disoccupazione, discriminazione sociale e per la mancanza di rispetto dei diritti umani. “Celebrando il ‘Romero day’ vogliamo sottolineare la necessità di seguire il suo esempio nel combattere per i diritti dei più poveri, con metodi non violenti di protesta. Dobbiamo prendere posizione in maniera crescente per i poveri, senza temere le conseguenze. Romero è morto per la loro causa”, ha dichiarato il presidente e della Commissione.

P. Allwyn D’Silva ha criticato “la politica economica sbagliata del governo, che marginalizza ulteriormente la gente, e cioè la globalizzazione fatta senza avere al centro l’interesse della persona umana. Solo alcuni settori della società hanno ricevuto benefici dallo sviluppo, mentre la maggioranza delle aree marginalizzate sono relegate in un’esistenza sub-umana”.In particolare, il presidente della Commissione ha citato il caso delle comunità tribali, che vedono le loro terre “usurpate” e sono obbligate a lavorare come manovali nelle stesse foreste che appartenevano a loro, da cui sono state espropriate  e che vengono sfruttate da altri.

“L’industrializzazione e progetti di grande ampiezza hanno obbligato più di 40 milioni di persone a lasciare la loro terra, e il 50% di questi appartengono alle comunità tribali. E le statistiche dimostrano che solo il 25% sono stati ricollocati”, lamenta p. D’Silva. “Questo processo distruttivo si è accelerato negli anni recenti. Il diritto a protestare è soppresso dal governo. Gli attivisti dei diritti umani e sociali, i preti e i religiosi sono trascinati in tribunale per ché protestano contro le violazioni dei diritti. E la Chiesa talvolta tace quando vengono commesse le violazioni. Abbiamo pausa per le nostre istituzioni, perché abbiamo uno status di minoranza. In un mondo simile, Romero ebbe coraggio. Parlò contro le violazioni e morì per difendere il popolo da quelli che lo sfruttavano”.

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