28/10/2006, 00.00
VATICANO – ONU
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La Santa Sede "preoccupante la mancanza di libertà religiosa nel mondo"

Nel corso del suo intervento davanti all'Assemblea generale dell'Onu, l'osservatore permanente della Santa Sede sottolinea l'importanza del dialogo interreligioso ad ogni livello e denuncia i numerosi casi in cui la libertà religiosa viene usata per schiacciare i diritti umani.

New York (AsiaNews) – La Santa Sede "è preoccupata per quelle situazioni in cui la libertà religiosa viene usata come pretesto per violare altri diritti umani" e per "quelle realtà sparse nel mondo in cui la libertà di religione e di credo non sussiste per singoli e comunità, specialmente i membri delle minoranze religiose". Per questo "è arrivato il momento di confrontarsi sulla libertà religiosa, sempre di più vitale per la società mondiale contemporanea".

E' questo il senso dell'intervento pronunciato ieri davanti alla terza Commissione della 61a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite da mons. Celestino Migliore, nunzio apostolico ed osservatore permanente della Santa Sede all'Onu.

Il prelato evidenzia in apertura tre temi che "meritano un'attenzione particolare: la coesistenza fra le diverse religioni; la propagazione della fede, fra cui la delicata questione del proselitismo e la relazione fra la libertà di espressione e la religione". Per risolvere queste questioni "il dialogo interreligioso ad ogni livello è di cruciale importanza, non solo per la risoluzione delle dispute ma anche per portare avanti una pacifica coesistenza che permetta a tutte le religioni di vivere fianco a fianco nel rispetto reciproco".

Tuttavia, la delegazione vaticana "è seriamente preoccupata dal fatto che la libertà di religione e di credo non sussiste per singoli e comunità, specialmente i membri delle minoranze religiose, in molte parti del mondo". La delegazione "è inoltre preoccupata dall'alto livello di intolleranza religiosa presente in alcune nazioni, che sta portando verso un allarmante livello di polarizzazione e discriminazione".

"Mentre la tolleranza religiosa è a volte caratterizzata dall'accettare o permettere alcuni credo e pratiche religiose che non si accordano con le proprie - continua mons. Migliore - è arrivato il momento di allontanarsi da questo tipo di tolleranza religiosa ed arrivare a dei principi di autentica libertà religiosa".

L'osservatore vaticano spiega che "la libertà religiosa è il diritto di credere, adorare, proporre e testimoniare la fede del singolo. Essa garantisce l'opportunità e crea l'occasione per le popolazioni di professare liberamente i principi della propria fede. Inoltre, include il diritto di cambiare religione e quello di unirsi liberamente ad altri per professarne i principi. La tolleranza religiosa è solo un punto di partenza, una base per la libertà religiosa universale e non vi può essere piena tolleranza religiosa senza un effettivo riconoscimento della libertà religiosa".

Storicamente, aggiunge, "la tolleranza è stata un punto di contendere fra gli appartenenti a fedi diverse. Ora siamo arrivati però ad un punto di svolta che ci chiede di più: fra questa richiesta vi è l'impegno al dialogo interreligioso. Allo stesso tempo, siamo profondamente convinti dell'importanza indispensabile della reciprocità che, per sua stessa natura, assicura il libero esercizio della religione in ogni società".

La Santa Sede "continua ad essere preoccupata dal numero di situazioni in cui leggi proposte o in vigore e misure amministrative limitano la reale pratica, osservanza e propagazione della fede. Inoltre, la Santa Sede è preoccupata per quelle situazioni in cui la libertà religiosa viene usata come pretesto per violare altri diritti umani".

Esistono inoltre "casi ricorrenti di intolleranza, dove gruppi di interesse o di potere cercano di fermare le comunità religiose ed impedire loro di illuminare le coscienza, rendendole incapaci di agire con libertà e responsabilità secondo una reale richiesta di giustizia. Allo stesso modo, sarebbe intollerante denigrare alcune comunità religiose, ed escluderle dal pubblico dibattito e dalla cooperazione, solo perché non si accordano con alcune opzioni o non si conformano a pratiche che sono contrarie alla dignità umana".

In conclusione, il prelato ricorda che "nel nostro mondo, diverso ed in cambiamento, la religione è più che una materia interna di pensiero e coscienza. Essa ha il potenziale per renderci membri uguali della famiglia umana. Non possiamo sottostimare il ruolo che la religione gioca nello sfamare gli affamati, vestire chi non ha nulla, visitare chi è in carcere e curare gli ammalati. Non possiamo sottostimare nemmeno il potere che ha, in special modo nel mezzo di conflitti e divisioni, di farci rivolgere lo sguardo alla pace e di far parlare fra loro i nemici".

"La religione – conclude – è una forza vitale per il bene, per l'armonia e per la pace fra le popolazioni in tutto il mondo, in special modo in questi tempi turbolenti".

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