20/03/2006, 00.00
INDONESIA - VATICANO
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La benedizione del Papa ai tre cattolici condannati a morte in Indonesia

di Benteng Reges

Ieri il vescovo di Manado, Sulawesi del nord, ha visitato Tibo e i suoi compagni in carcere, come "inviato speciale" del Vaticano. Benedetto XVI invita i tre detenuti, vittime di un processo iniquo, a recitare con lui il rosario in questo momento difficile.

Palu (AsiaNews) – Il Papa è vicino ai tre cattolici indonesiani condannati a morte, ai quali ha inviato in carcere la sua benedizione. Il Pontefice, attraverso un vescovo locale, ha invitato i detenuti a recitare insieme a lui il rosario, affinché attraverso la preghiera "sopportino" questo difficile momento. Lo riferisce mons. Joseph Suwatan, vescovo di Manado (Sulawesi del nord), che ieri ha incontrato in prigione Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu condannati alla pena capitale per un massacro di musulmani avvenuto nel 2000 durante gli scontri interreligiosi a Poso. Il presule ha detto di aver compiuto la sua visita al carcere di Palu in veste di "inviato speciale del Vaticano". Egli ha spiegato che Benedetto XVI vuole condividere il dolore ed esprimere la sua solidarietà per l'ingiustizia legale subita dai tre cattolici durante il loro processo. A numerosi indonesiani il processo contro i tre cattolici appare controverso; durante il suo svolgimento si sono verificate intimidazioni su vasta scala da parte dei fondamentalisti islamici.

Mons. Suwatan ha consegnato a Tibo e ai suoi compagni una croce e un rosario; all'uscita dalla prigione ha spiegato ai giornalisti la sua missione: "La Santa Sede mi ha incaricato di visitare questi fratelli cattolici, perché il Papa in persona vuole esprime la sua profonda vicinanza ai condannati". "Benedetto XVI - aggiunge il vescovo – ha chiesto ai tre cattolici di avere pazienza in questi momenti difficili, condividendo i loro sentimenti con la Madonna e recitando il rosario insieme a lui".

Tibo, parlando a nome anche di da Silva e Riwu, si è detto fortemente impressionato dal grande interesse mostrato dal Vaticano alla loro causa. "Questo ci aiuta ad avere coraggio nell'affrontare la pena di morte", ha detto.

Ad accompagnare mons. Suwatan in carcere anche il parroco della chiesa di San Paolo a Palu, p. Melky Toreh, e ad alcuni legali del Padma, il gruppo di avvocati che rappresenta Tibo e compagni. Il Padma ha di recente fatto appello alla Corte Suprema perché riveda il caso sulla base di nuovi testimoni che scagionano i tre. Il coordinatore del gruppo, Roy Stephen Rering ha annunciato che se l'Ufficio del procuratore generale delle Sualwesi centrali (Ago) non rivedrà la sua decisione, il Padma chiederà di sottoporre il caso di Tibo ad un Tribunale Internazionale.

Intanto lo scorso 17 marzo, dopo la preghiera del venerdì, il capo polizia delle Sulawesi centrali, generale Oegroseno, ha ribadito che tutto è pronto per l'esecuzione dei tre, di cui ancora non sono note data e luogo. "Se la sentenza verrà eseguita – afferma Rering – il conflitto di Poso rimarrà un mistero e nessuno saprà mai la verità".

Dal 2000 al 2001 negli scontri tra cristiani e musulmani a Poso  morirono oltre mille persone. Finora nessun musulmano è stato processato per quegli eventi.

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