25/06/2013, 00.00
ASIA - CINA
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La borsa di Shanghai affonda sempre più. Si teme una crisi del credito come negli Usa

Il credito in essere della Cina è arrivato al 200% del Prodotto interno lordo. Finisce il periodo del prestito facile. Molti debitori - fra cui banche - rischiano l'insolvenza. Timori per le economie della regione, che esportano verso il potente vicino.

Hong Kong (AsiaNews) - La borsa di Shanghai è scesa ancora di più oggi, a meno 3,8, dopo il tonfo di ieri del 5,3, il più basso dal dicembre del 2012. Ieri tutte le borse asiatiche erano in profondo negativo, anche se oggi si registra un leggero incremento positivo a Singapore,  Seoul e Tokyo.

L'affondo di Shanghai è legato ai timori diffusi nel mercato dalla decisione del governo cinese di ridurre il gettito di prestiti facili che hanno caratterizzato l'economia cinese negli ultimi anni.

Dal 2008 - l'anno in cui è scoppiata la crisi dei "subprime" negli Usa - la Cina ha fatto marciare la sua economia con pacchetti di aiuti vertiginosi (4mila miliardi di yuan nel solo 2008-2009). Ma questo ha creato un'alta inflazione e ha esposto le banche a crediti cattivi che rischiano l'insolvenza.

Nei primi tre mesi di quest'anno la Cina ha già distribuito crediti per 7500 miliardi di yuan (oltre 1200 miliardi di dollari Usa). In tal modo, l'ammontare totale del credito in essere dell'economia cinese è arrivato al 200% del Prodotto interno lordo, una cifra simile a quella raggiunta dagli Usa poco prima della crisi dei subprime.

La probabile riduzione dei crediti nella seconda parte dell'anno porta gli investitori a ridurre le loro aspettative sulla crescita economica, ma soprattutto fa tenere che alcuni debitori -fra cui molte banche - non potranno ripagare i loro debiti.

Se a questo si aggiunge la decisione della Federal Reserve negli Stati Uniti di ridurre il programma di "quantitative easing", le prospettive sembrano sempre più difficili.

Fino ad ora la Cina, seconda economia mondiale, ha trainato molte economie della regione. Gli analisti temono che un rallentamento della Cina porterà anche a una riduzione delle economie di questi Paesi, che vivono sulle esportazioni verso il potente vicino.

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