07/10/2008, 00.00
CINA
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La crisi del latte costerà miliardi di euro, in pericolo milioni di posti di lavoro

Esperti cercano di calcolare i possibili danni per un’industria da 16 miliardi di euro che occupa 3 milioni di persone, specie piccoli allevatori. In attesa che il governo approvi i promessi nuovi controlli, la melamina è ancora trovata all’estero in prodotti e ristoranti cinesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha annunciato ieri azioni decise per riorganizzare il settore caseario, travolto dallo scandalo del latte con alte percentuali di melamina. Ma esperti ritengono che ci vorrà oltre un anno per recuperare la fiducia dei consumatori e, intanto, ci saranno perdite economiche per miliardi di euro e le distruzione delle fonti di reddito di milioni di persone. Intanto sempre più Paesi in Europa e in Asia trovano melamina nei prodotti cinesi.

Il Consiglio di Stato ieri ha sottolineato l’urgenza di intervenire sul “caotico sistema di produzione e distribuzione per latte e derivati”, ma anche “le grave omissioni di controlli da parte delle autorità locali” e ha ripetuto che saranno puniti produttori, commercianti e funzionari pubblici. Peraltro il governo ha criticato “la cupidigia e l’indifferenza per la vita umana” mostrata dai produttori, ma non ha parlato delle ragioni per cui lo scandalo è stato coperto per oltre un mese da quando è emerso il 2 agosto alla vigilia delle Olimpiadi.

Intanto il ministro ungherese all’Agricoltura Miklos Suth ha annunciato che è stata trovata melamina negli alimenti di molti ristoranti cinesi, seppure in quantitativi “non pericolosi”, e che sono all’esame prodotti Nestlé ritenuti contaminati.

La Finlandia ha tolto dal commercio le caramelle al latte White Rabbit e i biscotti cinesi Koala “per precauzione” mentre effettua analisi. Il Giappone ora esamina il cibo per animali fatto in Cina, per vedere se anch’esso contenga melamina. Due giorni fa anche l’Iran ha vietato latte e derivati cinesi. Il Libano oggi ha confermato il divieto di importazione di latte in polvere cinese e suoi derivati.

Intanto si cerca di calcolare il danno economico. L’analista Lao Bing spiega al South China Morning Post che le vendite delle ditte coinvolte sono crollate a settembre del 60-70%, rispetto all’anno precedente e si prevede una perdita complessiva nel 2008 del 20% rispetto al record di 160 miliardi di yuan (circa 16 miliardi di euro) del 2007. Per anni il settore è cresciuto di oltre il 20% l’anno e dà lavoro a circa 3 milioni di lavoratori, specie piccoli produttori che forniscono l’80% del latte. I piccoli allevatori del nord sono i più colpiti, anche perché sono accusati di avere allungato il latte con acqua aggiungendoci melamina per farlo sembrare ricco di proteine. La crisi è tale che nell’Hebei il governo darà loro un contributo di 200 yuan per ogni mucca, per aiutarli a tirare avanti.

Ma Bram Wouters, incaricato di studiare come migliorare la qualità del latte cinese, dice che per superare la crisi potrà volerci anche un anno e occorre istituire sistemi di controllo completi ed efficienti.

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