07/06/2010, 00.00
ISRAELE - PALESTINA
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La marina israeliana uccide quattro militanti palestinesi al largo di Gaza

Gli uccisi fanno parte della Brigata dei martiri di Al Aqsa, tutti giovani da 20 a 34 anni. Espulsi 9 militanti della Rachel Corrie, intercettata dalla marina israeliana due giorni fa. Pressioni internazionali contro il blocco e per un’inchiesta sull’incidente del 31 maggio. L’offerta dell’Iran. Il papa: occorre un urgente impegno internazionale “prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue”.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – La marina militare israeliana ha ucciso quattro palestinesi in tenuta da sub al largo delle coste di Gaza. Secondo i militari israeliani il gruppo stava preparando “un attacco terrorista”. Fonti palestinesi affermano che i quattro facevano parte della Brigata dei martiri di Al-Aqsa e stavano facendo esercitazioni.
 
Fonti di Tsahal affermano che l’incidente è avvenuto stamane verso le 4.30 (ora locale).
Ahmad Al-Ashi, portavoce del ministero della sanità a Gaza ha identificato le vittime. Si tratta di Fayiz Alfiri (21 anni), del campo profughi di Jabaliya; Muhammad Qweidir (34 anni), di Gaza; Ibrahim Al-Wahidi (25 anni), della zona del porto; Hamid Thabit (20 anni), del campo profughi di Nusseirat.
 
L’incidente avviene a una settimana dal raid della marina israeliana la Mavi Marmara, facente parte di una flottiglia di attivisti filo-palestinesi, che ha ucciso 9 persone e ferito decine. Il raid ha scatenato critiche internazionali contro il blocco di Gaza ad opera di Israele.
 
Due giorni fa, un’altra nave, la Rachel Corrie, che voleva forzare il blocco, è stata intercettata dalla marina israeliana e costretta ad attraccare nel porto di Ashdod. Quest’oggi nove militanti della nave – che portava un premio Nobel per la pace e diversi attivisti malaysiani – sono stati espulsi da Israele. Il premier Netanyahu ha descritto la Rachel Corrie come una nave che portava “attivisti pacifisti”, ma ha definito la Mavi Marmara “una nave dell’odio, organizzata da estremisti turchi del terrore”.
 
La Turchia, nazione di provenienza della Mavi Marmara e patria degli uccisi, ha definito l’azione israeliana un gesto di “pirateria”.
 
L’Onu e l’Unione europea hanno domandato un’inchiesta internazionale sull’accaduto, ma Israele ha rifiutato. Tel Aviv afferma che a Gaza non vi è alcuna crisi umanitaria e che il blocco è necessario per fermare le forniture di armi ai militanti di Hamas che controllano la Striscia.
La tensione su Gaza sta crescendo. L’Iran si è detto pronto a scortare navi che vogliano forzare il blocco di Gaza. Netanyahu ha affermato: “Non vogliamo che Gaza diventi un porto iraniano”.
 
Il movimento “Libertà per Gaza” – sponsor dell’invio della flottiglia del 31 maggio ha annunciato che nei prossimi mesi vi saranno nuovi tentativi di forzare il blocco.
 
Proprio ieri, a Cipro, Benedetto XVI ha domandato alla comunità internazionale uno sforzo urgente per garantire la pace in Medio oriente, “prima che tali conflitti conducano a uno spargimento maggiore di sangue”.
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