24/10/2005, 00.00
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La tragedia in Kashmir è "infinita per milioni di persone"

Tariq Raza, coordinatore degli aiuti Caritas per il terremoto, è appena rientrato dai villaggi del Kashmir. "Abbiamo bisogno di aiuto subito. La gente sta morendo e noi non siamo in grado nemmeno di raggiungere tutto il territorio".

Mansehra (AsiaNews) – La tragedia del terremoto indo-pakistano "è infinita, per milioni di persone". Tariq Raza, coordinatore dell'emergenza terremoto per la Caritas pakistana, è appena rientrato da un giro di ricognizione per gli oltre mille villaggi del Kashmir colpiti dal terremoto. Ad AsiaNews scrive una testimonianza ed un bilancio delle prime 2 settimane di lavoro. La situazione è "la sfida logistica più grande che abbiamo mai affrontato. Dobbiamo fare tutto il possibile, non importa quanto sia piccolo il contributo".

La scossa di magnitudo 7,6 gradi Richter dell'8 ottobre ha squassato il terreno di Pakistan, India ed Afghanistan per oltre 20 mila chilometri quadrati, compresi i piccoli villaggi arroccati sull'Himalaya. Balakot è il punto più colpito. Nessun edificio è rimasto in piedi. I sopravvissuti ricordano la scossa come "un enorme rumore e poi più nulla. Pensavano di essere divenuti ciechi per via di tutta la polvere che si era alzata dalle montagne, ricoprendo tutto". "Al momento - continua la testimonianza - con i pochi mezzi e fondi che abbiamo a disposizione, non siamo in grado di raggiungere il 20% della zona colpita: la gente che vive lì rischia la morte per fame, freddo, ferite non curate. Balakot, già coperta dal ghiaccio invernale, è ancora senza aiuti e come lei tutti gli altri villaggi.

I picchi numerosi e ravvicinati che caratterizzano la catena himalayana rendono impossibile portare aiuto dal cielo: queste zone sono raggiungibili solo a piedi, ma solo nei tratti dove le frane non hanno reso inaccessibile la strada. Non c'è elettricità e non c'è comunicazione: impossibile sapere quante persone siano intrappolate, di cosa abbiano più bisogno. Le condizioni meteo sono destinate solo a peggiorare (la temperatura notturna va sempre sotto gli zero gradi) e, secondo le stime Caritas, 3,3 milioni di persone hanno urgente bisogno di rifugio e di calore.

I sopravvissuti con i quali riusciamo ad interagire hanno bisogno di coperte, tende, cibo, acqua potabile e soccorso medico. Serve anche assistenza psicologica perché tutti hanno perso qualche familiare: alcuni hanno visto la famiglia intera, a volte più di 10 persone, morire schiacciate dalle macerie.

Come Caritas pakistana abbiamo potuto per ora aiutare 5 mila famiglie dislocate nei villaggi non coperti dagli aiuti governativi: ci impegniamo sui più bisognosi che si trovano nelle periferie delle città. Uno dei membri della mia squadra ha parlato con una donna di Nara, un villaggio distrutto: 'mio marito è morto davanti a me, insieme ai maschi della famiglia. Ho un bambino piccolo ed, in tutto, pochi biscotti per sfamarlo. La casa è crollata. Come farò a sopravvivere?'".

Tariq Raza ricorda poi che le Nazioni Unite hanno rinnovato l'appello agli Stati membri e che il coordinatore degli aiuti umanitari Onu, Jan Vandemoortele  ha detto: "L'immensità del disastro  diventa sempre più evidente ed é colossale il compito che ci spetta per aiutare la popolazione colpita". "Abbiamo bisogno – prosegue Tariq - di ogni genere di prodotto, tende per l'inverno, sacchi a pelo, farmaci e molti elicotteri. Sono tutte cose che il denaro può comprare, mentre non è possibile acquistare il tempo". Ad oggi sono stati versati soltanto 90 milioni di dollari nel fondo di solidarietà attivato dalle Nazioni Unite, che aveva chiesto almeno 312 milioni sotto forma di aiuti immediati 3 giorni dopo la catastrofe naturale.

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