01/07/2006, 00.00
Pakistan
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Lahore, attivisti chiedono l'abrogazione totale delle Ordinanze Hudood

Undici organizzazioni per il rispetto dei diritti umani definiscono insanabili il testo e l'applicazione delle leggi islamiche, che contraddicono la Costituzione nazionale e costituiscono un pericolo per l'intera società pakistana.

Lahore (AsiaNews) – Il gruppo "Solidarietà nazionale per uguali diritti", composto da undici organizzazioni che lavorano per il rispetto dei diritti umani del Paese, ha approvato ieri una risoluzione in cui chiede al governo l'abrogazione totale delle Ordinanze Hudood, alcune leggi su proprietà, adulterio e stupro di isirazione islamica, fonti di discriminazioni.

Nel comunicato si afferma che "il Consiglio per l'ideologia islamica, che non include fra i suoi membri alcun rappresentante di organizzazioni per i diritti umani o delle minoranze religiose, parla [solo] di emendamenti". Il gruo invece chiede l'abolizione perchè "qualunque modifica non può sanare le ingiustizie presenti nel testo e nell'applicazione delle Ordinanze".

Proprio il 27 giugno scorso, il Consiglio per l'ideologia islamica ha chiesto al governo di emendare le Hudood. Ammettendo gli abusi compiuti in nome delle famigerate leggi, ha pure proposto di scarcerare tutti i detenuti per casi ad esse correlate.

"Queste leggi – continua il testo – sono piene di discriminazione religiosa: i cittadini di fede non islamica non sono ammessi come testimoni nei processi ed un giudice non musulmano non può presiedere un'udienza che le riguarda, anche se ha le stesse qualifiche di uno musulmano. Lo stesso avviene per gli avvocati, che non possono patrocinare casi del genere se non sono aderenti all'Islam". "Le Hudood – sottolineano gli attivisti – contraddicono inoltre l'articolo 25 della Costituzione nazionale, che garantisce diritti uguali per tutti i cittadini senza discriminazione di sesso, religione, razza o credo".

Le ordinanze Hudood sono state approvate nel 1979, sotto la giunta militare del generale Zia-ul-Haq: esse sono composte da quattro parti che regolano i temi della proprietà, del qazaf [falsa accusa di adulterio ndr], dell'adulterio e delle proibizioni.

Le ordinanze, tra l'altro, non discriminano fra adulterio e stupro: una donna vittima di uno stupro deve presentare davanti ad una corte islamica la testimonianza di quattro maschi – adulti e musulmani - che abbiano visto l'atto e possano testimoniare che sia stato compiuto con violenza per avere giustizia dallo Stato. Secondo le ordinanze, se la vittima non è in grado di produrre le testimonianze, può essere accusata di adulterio e condannata al carcere.

I membri delle undici organizzazioni "ringraziano i media per aver sottolineato proprio il problema delle donne e chiedono al governo di consultarsi sul tema con esperti legali indipendenti e con le organizzazioni per i diritti umani, non solo con i religiosi islamici".

"Una vera tensione alla giustizia – concludono – può portare solamente alla totale abrogazione di queste leggi ingiuste, discriminatorie e pericolose per la nostra società".

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