17/02/2012, 00.00
PAKISTAN
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Lahore: per il tribunale niente blasfemia nella demolizione dell'istituto cattolico

di Jibran Khan
I giudici hanno respinto l'istanza presentata da Zenobia Richards, una delle ospiti della Gosh-e-Aman abbattuta per ordine del governo del Punjab. La donna contestava la distruzione di copie della Bibbia, un rosario e una statua della Vergine. Silenzio della Chiesa sulla vicenda. Cattolico a Lahore: occore più coraggio nella difesa dei diritti.

Lahore (AsiaNews) - L'Alta corte di Lahore ha respinto l'istanza di appello presentata da Zenobia Richards, 61 anni, fra gli ospiti dell'istituto cattolico Gosh-e-Aman - il "luogo di pace" che accoglieva cristiani e musulmani - demolito lo scorso 10 gennaio dall'Autorità per lo sviluppo, su ordine del governo provinciale del Punjab. In un primo tempo la Chiesa pakistana aveva promosso una vertenza legale sulla proprietà della struttura, ancora pendente in tribunale, e sull'abbattimento. Tuttavia la donna ha presentato una seconda denuncia, in cui accusava i responsabili del gesto del reato di blasfemia perché - insieme agli edifici - sono andate distrutte copie della Bibbia, un rosario e una statua della Vergine Maria.

Da settimane Zenobia Richards sfida gli appelli alla prudenza del leader cattolici e gli inviti a lasciare che siano i vertici della Chiesa a perorare la causa in tribunale e presso le autorità competenti. Al contrario, la donna ha voluto promuovere un'azione legale personale in base alla "legge nera" contro gli agenti, i vertici della polizia e i membri dell'Autorità per lo sviluppo di Lahore. Tuttavia, i giudici hanno respinto la sua istanza - che faceva riferimento alla norma 295 e 295A del Codice penale pakistano - dietro pressioni del governo del Punjab; la corte non ha voluto  punire l'abbattimento illegale e la distruzione di materiale sacro per la minoranza cristiana.

Interpellata da AsiaNews la donna afferma di "non temere nessuno" e lancia accuse contro Kamran Michael, rappresentante in Parlamento delle minoranze, il quale sarebbe "implicato nella vicenda". Zenobia Richards non trattiene la collera per il silenzio calato sulla "profanazione" di materiale religioso e afferma di aver "combattuto con orgoglio contro un sistema corrotto" e "continuerò la mia battaglia". Il suo legale Yousaf Diyal parla di "debolezza" dei vertici della Chiesa, i quali non hanno voluto prendere una "posizione netta" contro la demolizione illegale.

Un alto rappresentante della comunità cattolica di Lahore, dietro anonimato, spiega che per cercare di risolvere al meglio la vicenda "la Chiesa ha imposto un silenzio stampa". Egli parla di "chiaro caso di violazione di un diritto e di una demolizione illegale di un istituto caritativo", contro il quale i vertici ecclesiastici dovrebbero assumere una posizione più netta. Il silenzio "indebolisce i cristiani" e plaude al coraggio della Richards, esempio da seguire affinché la minoranza "faccia valere i propri diritti".

L'istituto Gosha-e-Aman, fondato nel 1887, è circondato da due acri di terreno, per un valore complessivo di miliardi di rupie. Al suo interno vi erano una casa di accoglienza per anziani, una scuola per ragazze, un convento e una cappella per la preghiera. La controversia relativa al possesso dell'edificio e dell'area circostante era da tempo al centro di una vertenza legale; a innescare la vicenda pare sia stata una donna - convertita all'islam - che in passato ha cercato ospitalità presso il centro. Il 10 gennaio scorso, ribattezzato "martedì nero" dai cristiani, il governo provinciale ne ha ordinato la demolizione.

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