13/06/2025, 13.21
LIBANO - VATICANO
Invia ad un amico

Leone XIV riceve Aoun: ‘inderogabile necessità’ favorire la pace in Medio oriente

di Fady Noun

Il presidente libanese primo capo di Stato della regione in udienza dal pontefice proprio nelle ore dell'attacco israeliano a Teheran. Nella nota della Santa Sede il riferimento alle “buone relazioni” con Beirut e il sostegno al “processo di stabilizzazione e riforme”. Preoccupazione in Libano per il nuovo fronte di guerra: Hezbollah assicura che non intraprenderà “iniziative militari”. In gioco anche il destino di Unifil.

Beirut (AsiaNews) - La “necessaria e inderogabile necessità di favorire la pacificazione dell’intera regione mediorientale” è stato uno dei punti al centro dell’incontro di questa mattina fra papa Leone XIV e il presidente libanese Joseph Aoun, arrivato ieri a Roma in visita ufficiale e per essere ricevuto dal pontefice. Un compito ancora più urgente in queste ore di grave escalation della tensione, in seguito all’attacco nella notte di Israele all’Iran, che Teheran considera una vera e propria dichiarazione di guerra, e la risposta militare della Repubblica islamica. Nel corso dei “cordiali colloqui, prosegue la nota della sala stampa della Santa Sede, “si è fatto riferimento alle buone relazioni bilaterali, esprimendo apprezzamento per il tradizionale e costante ruolo della Chiesa cattolica nella società libanese”. Infine, il Vaticano auspica che il Paese “attraverso il processo di stabilizzazione e di riforme, conosca una nuova stagione di concordia politica e di ripresa economica, che gli consenta di rafforzare gli ideali di convivenza tra le fedi e di promozione dello sviluppo che lo caratterizzano”.

Aoun è il primo capo di Stato del Medio oriente a essere ricevuto in udienza da papa Leone XIV, in visita a Roma accompagnato dai membri della sua famiglia. In seguito il presidente si è poi intrattenuto col card. Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano e mons. Mirosław Wachowski, sotto-segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Alla luce degli sviluppi della notte e i venti di guerra fra Israele e iran, fra i temi al centro dell’incontro vi è stato proprio quello delle conseguenze per la pace mondiale nella prospettiva di un confronto diretto fra Iran e Israele.

Ciò non esclude la delicata situazione in cui si trova il Libano dopo la devastazione della guerra tra Israele ed Hezbollah, meno di sette mesi fa, e l’accordo di cessate il fuoco del 27 novembre 2024, con Beirut che accusa lo Stato ebraico di violarlo di continuo con attacchi mirati di droni. E, più di recente, con una notte di raid che ha polverizzato non meno di nove edifici nella periferia meridionale, con il pretesto che il partito filo-iraniano non rispetterebbe i termini dell’accordo. Intanto fonti governative riferiscono di “contatti” fra esercito e rappresentanti di Hezbollah, con l’obiettivo di garantire che ogni decisione in tema di guerra o di pace sia presa - in quanto monopolio esclusivo - dallo Stato. Infine, che il Partito di Dio non intraprenda azioni militari indipendenti e unilaterali; una posizione confermata dagli stessi vertici di Hezbollah stamane, i quali hanno affermato che “da parte nostra non ci saranno iniziative militari”. 

Negli ambienti libanesi il timore è che Tehran possa decidere di vendicarsi contro Israele utilizzando siti di missili balistici che i Guardiani della rivoluzione (Pasdaran) conservano ancora, secondo alcune fonti, sul territorio libanese. Sappiamo anche che le missioni di ricerca dell’esercito del Paese dei cedri nei siti bombardati non hanno sinora sortito alcun risultato, facendo pensare che i raid israeliani non siano altro che forme di pressione per accelerare il disarmo di Hezbollah, se necessario con la forza. Va da sé che Aoun potrebbe estendere un invito al capo della Chiesa cattolica a visitare il Libano e che lo informerà sul “balletto diplomatico” di cui il Paese è attualmente il centro: dall’arrivo di Jean Yves Le Drian, emissario speciale del presidente francese Emmanuel Macron, seguito nelle prossime settimane da Tom Barack, ambasciatore americano in Turchia e inviato speciale per la Siria. E ancora, Massaad Boulos, genero del presidente Usa Donald Trump e consigliere senior per il Medio oriente, con Michel Issa, nuovo ambasciatore americano a Beirut, tutti e tre di origine libanese o discendenti di emigranti libanesi.

In gioco il destino di Unifil

Il balletto diplomatico riguarda essenzialmente l’urgenza che lo Stato eserciti il suo monopolio sulle armi. A questo proposito, una notizia pubblicata l’8 giugno scorso dalla stampa israeliana secondo cui Washington e Tel Aviv avrebbero concordato di non rinnovare il mandato Unifil ad agosto, ha preoccupato i funzionari di Beirut, che sono alla ricerca di garanzie. Il Pese dei cedri teme infatti che il ritiro della missione Onu permetta a Israele di espandere la sua zona di occupazione e di agire senza testimoni internazionali. “Israele è da tempo scettico nei confronti dell’Unifil” afferma David Schenker, ex assistente del Segretario di Stato americano per il Medio Oriente e ricercatore presso il Washington Institute. Per l’ex diplomatico, il meccanismo di cessate il fuoco fornisce ora un “canale di comunicazione tra Israele e le forze armate libanesi che permetterebbe a Israele di fare a meno dell’Unifil”. Tuttavia, questo non è il punto di vista della Francia che, attraverso Jean Yves Le Drian, ha dichiarato ieri in un’intervista televisiva sul canale LBCI che “mettere in discussione Unifil significa esporre il Sud a un (nuovo) rischio di guerra” e forse a nuove conquiste territoriali. In visita a Beirut, l’inviato presidenziale francese ha concluso ribadendo quanto sia importante che la missione delle Nazioni Unite sia “riconosciuta, rispettata e rafforzata nel suo ruolo”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Sierra Leone, sacerdote filippino: Resto qui e sfido l'ebola per i miei fedeli
31/10/2014
Hezbollah: Non vogliamo la guerra con Israele, ma siamo pronti a combattere
31/01/2015
Hezbollah si prepara alla prossima guerra con Israele
28/06/2007
L’Onu dà ragione a Israele sugli scontri in Libano
05/08/2010
L’Onu nega una “crisi di fiducia” con Hezbollah, ma la preoccupazione resta
13/07/2010


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”