08/06/2025, 14.13
VATICANO
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Leone XIV: ‘Lo Spirito risani le nostre relazioni inquinate che portano ai femminicidi’

Nella Messa di Pentecoste l’esortazione ad accogliere lo Spirito Santo che abbatte muri e pregiudizi tra i popoli: “Dove c’è l’amore non c’è spazio per l’esclusione che emerge dai nazionalismi politici”. Nella veglia di ieri sera il messaggio a movimenti e associazioni riuniti per il loro Giubileo: “L’evangelizzazione non è una conquista umana del mondo”

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli”. È il messaggio che papa Leone XIV ha consegnato alla Chiesa in questa solennità di Pentecoste, durante la celebrazione eucaristica presieduta sul sagrato della basilica vaticana davanti a una folla di almeno 80 mila persone giunte a Roma in questi giorni per partecipare al Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità.

Nell’omelia il papa ha invitato tutti a meditare sulle diverse frontiere che l’azione dello Spirito viene a scardinare. “Lo Spirito apre le frontiere anzitutto dentro di noi”, ha spiegato il pontefice. “Questa presenza del Signore scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. È triste – ha aggiunto - osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di ‘fare rete’, sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari”. Lo Spirito, invece, “ci apre all’incontro con noi stessi oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all’incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia; ci convince che solo se rimaniamo nell’amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati”.

Ma nel mistero della Pentecoste cadono anche “le frontiere nelle nostre relazioni”. “Quando l’amore di Dio abita in noi, diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso”. Trasforma anche “quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio”.

Infine lo Spirito irrompe sulle frontiere tra i popoli. “Dove c’è l’amore – ha ammonito il papa - non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici”. E al termine della celebrazione – prima della preghiera del Regina Caeli – ha invitato, per intercessione della Vergine Maria, a invocare dallo Spirito Santo il dono della pace. “Anzitutto – ha detto - la pace nei cuori: solo un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”.

Sempre in piazza San Pietro, ieri sera, Leone XIV aveva presieduto la Veglia di Pentecoste, animata dalle testimonianze di voci da tutto il mondo che hanno raccontato come la condivisione del proprio cammino con altri fratelli in un movimento ecclesiale è diventata una testimonianza di fede. “L’evangelizzazione – ha detto loro il papa - non è una conquista umana del mondo, ma l’infinita grazia che si diffonde da vite cambiate dal Regno di Dio. È la via delle Beatitudini, una strada che percorriamo insieme, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace”.

“Per seguire Gesù su questa via da Lui scelta - ha aggiunto Leone XIV -non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio e, se talvolta passa attraverso le nostre persone, è per i legami che rende possibili. Siate dunque legati profondamente a ciascuna delle Chiese particolari e delle comunità parrocchiali dove alimentate e spendete i vostri carismi – ha concluso il pontefice -. Attorno ai vostri vescovi e in sinergia con tutte le altre membra del Corpo di Cristo agiremo, allora, in armoniosa sintonia. Le sfide che l’umanità ha di fronte saranno meno spaventose, il futuro sarà meno buio, il discernimento meno difficile. Se insieme obbediremo allo Spirito Santo”.

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