04/10/2006, 00.00
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Lettera aperta a Hu Jintao: un Paese fuorilegge incrementa gli arresti di dissidenti

L'organizzazione Human Rights Watch mostra che tutti gli attivisti che vengono imprigionati, cercano solo l'applicazione della legge cinese, ma il governo centrale preferisce ignorare la repressione a livello locale.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Attivisti per i diritti umani da tutto il mondo chiedono al presidente Hu Jintao di fermare la lunga serie di arresti di dissidenti, imprigionati solo perché chiedono giustizia e una vera applicazione della legge cinese. Essi dicono che in tal modo si consuma sempre più la fiducia nel sistema legale cinese, che lascia impunite le violazioni da parte di tribunali e forze dell'ordine.

Promossa dall'organizzazione Human Rights Watch ed è sostenuta da attivisti, avvocati e accademici, la lettera chiede al presidente Hu di garantire i diritti civili a tutte le persone arrestate in questi mesi, rei di aver lottato per la giustizia sociale.

In questi mesi la Cina ha arrestato almeno 100 attivisti che lottano per la democrazia nei villaggi, per l'ecologia, contro la corruzione, facendo scomparire o minacciando anche i loro avvocati difensori.

"Notiamo – dice la lettera – un netto incremento di ritorsioni contro i difensori dei diritti umani e le loro famiglie attraverso controlli, proibizioni, detenzioni, arresti, imprigionamenti". La lettera cita anche un uso inflazionato della difesa dei "segreti di stato" come motivo di tutte queste violenze. A questo proposito il governo ha fatto arrestate diversi giornalisti, rei di aver comunicato all'estero notizie ritenute "segreti di stato". Fra essi vi è il ricercatore Zhao Yan, legato al New York Times.

In tal modo si mina la fiducia dei cittadini cinesi verso il sistema legale cinese. "È urgente – afferma la lettera - che la leadership centrale non volti la faccia dall'altra parte, di fronte ai tribunali locali e alle forze dell'ordine che ignorano le leggi cinesi e le procedure legali e rimangono impuniti".

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