16/05/2005, 00.00
UZBEKISTAN
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L’Uzbekistan conta i morti degli scontri con la polizia

Andijan (AsiaNews/Agenzie) – Dopo due giorni di scontri ad Andijian, nell’Uzbekistan orientale, il ministero dell’interno parla di 70 morti, cifra molto lontana da quelle fornite dalle Ong presenti nel Paese che parlano di almeno 500 morti (ma una televisione russa parla di oltre 1000). Sempre fonti ufficiali parlano di 70 arresti tra gli “organizzatori dei disordini”. Oggi la situazione in città appare calma, ma sono riferiti scontri e spari a Kara-Suu, città di frontiera, dove sabato 14 maggio i cittadini hanno dato alle fiamme il commissariato di polizia e l’ufficio delle imposte. Centinaia di uzbeki fuggono dalla Fergana Valley e riparano nel Kirghizistan, dove sono stati allestiti campi profughi. La crisi è esplosa giovedì 12, con le strade di Andijan invase da migliaia di cittadini che protestavano contro il processo a 23 persone accusate di essere estremisti islamici. Durante la notte la folla assaltava il carcere e liberava centinaia di detenuti, tra i quali gli imputati. E’ l’inizio degli scontri, durante i quali molte fonti riferiscono che polizia ed esercito hanno aperto il fuoco contro i manifestanti. Opposta la versione del presidente Islam Karimov, che assicura di non avere “dato l’ordine di sparare sulla folla. Sono stati i criminali armati ad aprire il fuoco e hanno chiamato mogli e figli per fare da scudi umani”. Il processo in corso riguarda 23 persone, accusate di appartenere al gruppo estremista islamico Akramiya e di avere svolto “attività anticostituzionale. Akramiya èuna branca di Izb Ut Tahrir, il partito di liberazione islamico, fondato in Arabia Saudita nel 1953, sunnita integralista, che vuole una rigida applicazione della sharia e la creazione di uno stato pan islamico nell’Asia centrale. Gli imputati rispondono che le accuse sono “motivate da ragioni politiche ed economiche”, che manca qualsiasi prova e che le loro confessioni sono state estorte con tortura. Molti degli accusati erano imprenditori le cui ditte sono state chiuse e le proprietà confiscate dopo l’arresto: pare che 2 mila persone hanno così perso il lavoro. (PB)
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