15/05/2008, 00.00
UZBEKISTAN - KIRGHIZISTAN
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A tre anni dal massacro di Andijan, continuano torture e caccia all’uomo

Nel maggio 2005 l’esercito sparò su dimostranti disarmati, uccidendone centinaia. Da allora testimoni oculari sono stati torturati o fatti sparire o costretti a “confessare” i propri errori. Lo denuncia Human Rigths Watch, che chiede ai Paesi vicini di non rimpatriare i fuggitivi.

Tashkent (AsiaNews/Hrw) – Tre anni dopo il massacro di Andijan, dove l’esercito sparò su manifestanti disarmati uccidendone centinaia (nella foto), il governo uzbeko continua a perseguitare i testimoni. Human Rights Watch (Hrw) invita il Kirghizistan a non estradare gli esuli uzbeki.

Hrw e altre fonti denunciano che Tashkent ha torturato, minacciato di “far sparire” e umiliato molti testimoni oculari di quei fatti e li tiene ancora sotto costante sorveglianza. Altri “sono stati costretti a firmare false confessioni o dichiarazioni che sostengono la versione del governo su Andijan”, o persino “ad ‘ammettere’ pubblicamente i propri errori e a chiedere perdono”. Per fare pressione sui genitori fuggiti all’estero, molti bambini “sono stati minacciati di punizioni dall’amministrazione scolastica” o “è stato loro impedito di proseguire gli studi”. In molte parti di Andijan sono ancora vietate visite di stranieri ai residenti, o al cimitero locale.

Il governo ha sempre parlato di “soli” 187 morti ritenuti fondamentalisti islamici in atto di scatenare una sommossa e ha rifiutato un’indagine internazionale sui fatti, che i governi occidentali ritengono ancora non chiariti.

Molti testimoni hanno preferito fuggire all’estero, per non vivere sotto costante sorveglianza. Hrw rimprovera a Kazakistan, Ucraina, Russia e Kirghizistan di avere rimpatriato in Uzbekistan parecchi esuli. Il Kirghizistan ha mandato indietro più di 10 esuli e almeno altri 5 “sono spariti dal 2005 al 2007”. Ora Hrw raccomanda a Bishkek di non rimpatriare Erkin Holikov, che “se mandato indietro, rischia di essere torturato”. Le Nazioni Unite hanno denunciato, nel 2003 e nel 2007, che nel Paese la tortura “è sistematica”, “diffusa” e protetta da “impunità”.

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