14/11/2009, 00.00
SRI LANKA
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Mannar, il dramma di 2 mila vedove senza mezzi per sopravvivere

di Melani Manel Perera
Molte hanno perso il marito in guerra. Emarginate a livello sociale, non hanno lavoro e non ricevono aiuti dal governo. I figli non possono andare a scuola; le figlie femmine non dispongono di una dote da consegnare al futuro marito.

Mannar (AsiaNews) – Emarginate a livello sociale, oggetto di scherno, prive di un lavoro, spesso con figli piccoli o anziani a carico e senza alcun sostegno economico. È la condizione di più di 2 mila vedove del distretto di Mannar, nel nord dello Sri Lanka, che vivono un duplice dramma: hanno perso il marito, in molti casi morto in guerra, e sono state abbandonate dal governo. E, nel cuore, un solo desiderio: “ricominciare a vivere come tutti gli altri”.

Anthony Jesudasan, coordinatore di Peoples to Peoples Dialogue on Peace (Ppd), spiega che la condizione delle vedove si protrae da almeno 10 anni, la maggioranza è di fede cattolica (cinque le famiglie indù) e necessitano di “ogni aiuto di base” per sopravvivere. L’attivista auspica un intervento del governo, perché anche loro “sono parte integrante dello Sri Lanka”.

Secondo i dati forniti da Women’s Development Society vi sono 250 vedove nel villaggio di Vankalai: una parte vive con le famiglie, qualcuna possiede terre di proprietà ma non dispone di finanziamenti per coltivare i campi e solo 10 di loro, di recente, hanno ricevuto una casa dal governo.

La condizione di precarietà in cui vivono le donne si ripercuote anche sui figli, che non possono andare a scuola perché “mancano i soldi per pagare le rette”. Prima della guerra svolgevano piccole occupazioni, come venditrici ambulanti, sarte artigianali o commercianti. “Oggi ci hanno privato anche della speranza” racconta una vedova in lacrime. “Facciamo fatica a trovare anche solo qualcosa da mangiare”.

Le vedove con figlie femmine devono affrontare un ulteriore problema: la dote per il matrimonio, un elemento peculiare della cultura Tamil che colpisce cattolici e indù, senza distinzioni. “Il futuro marito chiede somme ingenti di denaro – spiega una donna – che noi non abbiamo. Siamo molto preoccupate per il futuro delle nostre giovani”.   

Anthony Jesudasan lavora per garantire alle vedove una speranza per il futuro. “Basterebbe – conclude l’attivista – fornire loro reti da pesca. Le donne potrebbero prestarle ai parenti maschi e guadagnare il minimo indispensabile per sopravvivere”.

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