26/11/2009, 00.00
FILIPPINE
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Massacro a Maguindanao: sospettato numero uno a Manila per interrogatori

Andal Ampatuan Jr verrà sottoposto a interrogatori, ma non vi sono conferme su un provvedimento di fermo cautelare. Egli nega di essere il mandante della strage, in cui sono morte 57 persone. Manila dichiara una giornata di lutto nazionale ed espelle gli Ampatuan dalla coalizione di governo.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità filippine hanno fermato Andal Ampatuan Jr, sindaco di Datu Unsay e figlio del governatore di Maguindanao, sospettato numero uno della strage del 23 novembre scorso. Egli si è arreso senza opporre resistenza ed è partito alla volta di Manila per interrogatori. Nella prima dichiarazione ufficiale Ampatuan – alleato politico della presidente Gloria Macapagal-Arroyo – nega di essere il mandante dell’attacco al clan dei Mangudadatu, in cui sono morte 57 persone.
 
Ronaldo Puno, Ministro degli interni, conferma che Andal Ampatuan Jr (nella foto) è stato trasportato in elicottero dalla città natale in un vicino aeroporto; egli si è quindi imbarcato su un volo diretto a Manila, dove verrà interrogato. Poco prima della partenza, il sindaco di Datu Unsay ha rilasciato la prima dichiarazione pubblica sulla vicenda, sottolineando di non aver orchestrato il massacro.
 
“Non c’è nulla di vero in tutto questo” ha affermato Ampatuan ai giornalisti che lo assediavano all’aeroporto di General Santos, città della provincia di South Cotabato. Le autorità governative non hanno chiarito la posizione dell’uomo e, al momento, non vi sono conferme su un possibile provvedimento di custodia cautelare in carcere.
 
Il bilancio aggiornato della strage è di 57 morti. Le vittime appartenevano al clan di Ishmael “Toto” Mangudadatu, vice-sindaco di Buluan e candidato alla carica di governatore di Maguindanao. Il gruppo, diretto agli uffici della Commissione elettorale provinciale di Shariff Aguak, è stato attaccato da oltre 100 uomini armati. Nell’assalto sono morte la moglie e due sorelle di Mangudadatu, diversi sostenitori e i giornalisti al seguito. Fonti investigative confermano che una parte delle vittime è stata uccisa a colpi di arma da fuoco, alcuni sgozzati e altri – sembra – sepolti vivi.
 
La brutalità dell’attacco ha destato sdegno e orrore nel Paese. Il governo ha dichiarato una giornata di lutto nazionale e ha promesso che verrà fatta giustizia. Alcuni reparti dell’esercito hanno compiuto una serie di raid nella zona teatro della carneficina, arrestando 193 membri delle milizie paramilitari al soldo degli Ampatuan.
 
Ieri il partito di governo Lakas-Kampi ha votato l’espulsione degli Ampatuan. I funzionari di Manila hanno infine messo sotto inchiesta tutti gli ufficiali di polizia di Ampatuan – cittadina che mutua il proprio nome dal clan che controlla l’area – perché sospettati di “coinvolgimento” nella strage.
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