13/04/2011, 00.00
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Mekong: ambientalisti contro la diga di Xayaburi, ecosistema a rischio

Il 19 aprile a Vientiane si decide il futuro dell’impianto. Dovrebbe sorgere in una zona remota a nord del Laos e fornire energia alla Thailandia. Ecologisti e Hanoi contro il progetto. Contrarie 263 ong di 51 nazioni diverse. Possibili danni a flora, fauna e a rischio la produzione di riso vietnamita.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – In un vertice in programma a Vientiane, capitale del Laos, il prossimo 19 aprile, si decideranno le sorti della diga di Xayaburi, alla presenza dei rappresentanti laotiani, thailandesi, vietnamiti e cambogiani. Intanto continua la battaglia degli ambientalisti per l’interruzione del progetto, che potrebbe causare danni gravissimi all’ecosistema naturale e modificare l’equilibrio del più importante fiume del Sud-est asiatico.
 
Il progetto relativo alla diga di Xayaburi prevede la costruzione di un impianto idroelettrico da 3,5 miliardi di dollari e dalla portata di 1.260 megawatt, in una zona remota e selvaggio nel nord del Laos. Esso comporta lo spostamento forzato di 2.100 abitanti di villaggi dislocati nell’area e avrà serie conseguenze su decine di migliaia di altre persone. La realizzazione è affidata a una ditta thailandese e sarà proprio il Paese degli elefanti a trarre i maggiori benefici dalla centrale. Il prossimo 19 aprile a Vientiane si dovrebbero decidere le sorti del progetto: disco verde, la cancellazione, oppure una sospensione temporanea in attesa di nuovi studi sull’impatto ambientale. Gli oppositori sottolineano che approvare questo progetto significa creare un precedente, aprendo così la strada per la realizzazione di altre 10 dighe nel basso Mekong.
 
Funzionari locali ed esperti ambientali avvertono che la costruzione voluta da Pechino di tre impianti nella parte superiore del fiume – il tratto cinese del Mekong – ha già prodotto pesanti ripercussioni sull’ecosistema del fiume. “La diga di Xayaburi – sottolineano – porterà ulteriori sofferenze”. Essa potrebbe sconvolgere la naturale migrazione dei pesci, interrompere il flusso di acqua colpendo gli agricoltori del basso Mekong e colpire al cuore la produzione di riso vietnamita. Hanoi, infatti, si oppone con forza alla realizzazione del progetto e per la prima volta apre uno scontro frontale con il governo comunista laotiano.
 
Il mese scorso 263 Ong di 51 nazioni hanno inviato lettere di protesta ai governi di Laos e Thailandia, invitandoli ad accantonare il progetto. Vientiane afferma che si tratta della “prima centrale idroelettrica sostenibile per l’ambiente sul Mekong” e che “non avrà impatti significativi sul fiume”. Gli scienziati, invece, chiedono di posticipare il progetto di almeno 10 anni, per valutarne a fondo gli effetti.
 
Uno studio della Commissione per il fiume Mekong (Cfm) pubblicato a febbraio ammonisce che le dighe possono causare una minor pesca di 300mila tonnellate annue, con gravi conseguenze per oltre un milione di persone, soprattutto in Cambogia, che vivono di pesca. Il consiglio è di rinviare i progetti di 10 anni per studiarne meglio le conseguenze.
 
Circa 65 milioni di persone vivono lungo il fiume Mekong – nasce sull’altopiano del Tibet e scorre lungo la provincia cinese dello Yunnan, poi in Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam – che le sostiene grazie alla pesca (stimata valere 3 miliardi di dollari annui) e agli allevamenti ittici. Ma ora il fiume, lungo 4.880 chilometri e ritenuto il 2° più ricco al mondo per biodiversità, è minacciato da molti progetti di dighe idroelettriche, tra cui la diga Xayaburi, che a settembre il Laos ha sottoposto alla Commissione per il fiume Mekong (Cfm).  
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