06/08/2013, 00.00
FILIPPINE
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Mindanao, autobomba uccide otto persone. Possibile matrice islamista

L’ordigno è esploso ieri pomeriggio in una delle vie più trafficate di Cotabato. È il secondo attentato in pochi giorni: si temono nuove violenze. Finora non vi sono rivendicazioni ufficiali, ma i sospetti convergono su un gruppo islamista contrario ai colloqui di pace. La condanna dell’amministrazione Aquino, che promette giustizia.

Manila (AsiaNewss/Agenzie) - È salito a otto il numero delle vittime di un'autobomba esplosa ieri in una delle vie più trafficate di Cotabato, città dell'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine, teatro di uno scontro decennale fra esercito di Manila e truppe ribelli islamiste. L'ordigno era piazzato a bordo di un veicolo e ha causato il ferimento di oltre 30 persone, alcuni in gravi condizioni; frammenti e schegge hanno raggiunto gli edifici nelle vicinanze, che hanno preso fuoco. Si tratta del secondo attacco mortale avvenuto a Mindanao in una decina di giorni; il 26 luglio scorso una bomba ha ucciso otto persone.

Forze di polizia e membri della sicurezza hanno chiuso al traffico l'area attorno a Sinsuat Avenue a Cotabato; la città dista circa 900 km dalla capitale ed è abitata da comunità cristiane e musulmane. Negli ultimi anni è stata teatro di violenti attacchi di gruppi estremisti islamici e della criminalità organizzata. Per gli inquirenti l'obiettivo dell'attacco di ieri potrebbe essere un alto funzionario locale (l'amministratrice Cynthia Guiani-Sayadi), la cui auto è transitata nella zona in concomitanza con l'esplosione.

Il capo della polizia di Cotabato Rolen Balquin riferisce che quattro persone sono morte sul posto, mentre le altre sono decedute in ospedale durante la notte. La Sayadi, presunto obiettivo dell'attentato, non ha riportato ferite ma una delle sue guardie del corpo è morta investita dall'esplosione; la donna è anche la sorella del sindaco Japal Guiani, più volte oggetto di minacce di morte.

Il responsabile nazionale della sicurezza ha ordinato il rafforzamento dei controlli e dell'opera di intelligence nel sud delle Filippine, nel timore di nuovi attacchi. Fra i possibili obiettivi le aree commerciali e altri luoghi affollati. L'amministrazione del presidente Benigno Aquino ha condannato l'attentato e ha assicurato indagini approfondite per consegnare i responsabili alla giustizia. Al momento non si hanno rivendicazioni ufficiali, ma i sospetti degli inquirenti convergono su un gruppo islamista dissidente, il Bangsamoro Islamic Freedom Movement. Esso si oppone ai colloqui di pace fra governo e il movimento ribelle indipendentista Moro Islamic Liberation Front (Milf), protagonista di una guerra decennale e sanguinosa per la creazione di uno Stato islamico nel sud delle Filippine, unico Paese asiatico a larga maggioranza cattolico. 

 

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