29/05/2019, 14.20
FILIPPINE
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Mindanao: in due anni di legge marziale più di 800mila violazioni di diritti

La legge marziale a Mindanao è in vigore sin dalle prime ore dell’assedio di Marawi. Il 12 dicembre 2018, il Congresso filippino ha approvato un'estensione di 12 mesi. Secondo gli attivisti di Karatapan, in due si sono verificate anche sei sparizioni forzate, 35 casi di tortura 28.813 intimidazioni ed oltre a 1.450 arresti illegali. Ma gran parte della popolazione approva le disposizioni del presidente Duterte.

Mindanao (AsiaNews) – Negli ultimi due anni, a Mindanao hanno avuto luogo più di 800mila violazioni ai diritti civili e politici: dal 23 maggio 2017, quando il presidente filippino Rodrigo Duterte ha imposto la legge marziale sull’isola, 93 attivisti sono stati uccisi, 136 sono scampati alla morte ed oltre 1.400 sono stati arrestati e messi in carcere. È il quadro fornito da Karatapan, alleanza di organizzazioni e movimenti per i diritti umani fondata nel 1995.

La legge marziale a Mindanao è in vigore sin dalle prime ore dell’assedio di Marawi, quando i jihadisti hanno sequestrato parte della città nel tentativo di istituirvi un'enclave dello Stato islamico (Is) nel sud-est asiatico. Il 12 dicembre 2018, il Congresso filippino ha approvato un'estensione di 12 mesi del provvedimento (fino al 31 dicembre 2019): secondo il presidente Rodrigo Duterte, le severe misure di sicurezza avrebbero impedito agli estremisti islamici di radunare le forze. I parlamentari hanno così prolungato quello che era già il più lungo lasso di tempo con legge marziale nel Paese, dopo la dittatura di Ferdinand Marcos.

Cristina Palabay, segretario generale di Karatapan, dichiara: “Il governo Duterte ha perpetrato diversi miti sul governo militare; ha intenzionalmente diffuso la paura per giustificare l'estensione e il passaggio di politiche repressive. La legge marziale non ha portato sicurezza, bensì atrocità come il massacro di 7 giovani a Patikul nel settembre 2018; gli attentati dinamitardi alla cattedrale di Jolo e una moschea di Zamboanga, corruzione e abusi tra le fila delle forze di sicurezza”. Secondo i dati raccolti dagli attivisti, in due anni a Mindanao si sono verificate anche sei sparizioni forzate; 35 episodi di tortura; 28.813 tra minacce, molestie ed intimidazioni oltre a 1.450 arresti illegali. In 4.428 casi, edifici destinati ad attività religiose o assistenza sanitaria sono stati utilizzati per scopi militari. Le forze armate hanno condotto 348.081 bombardamenti e condotto 423.538 evacuazioni forzate.

Nonostante le difficoltà che derivano da un regime di legge marziale, la popolazione di Mindanao sembra approvare le misure adottate dal governo. Una fonte del luogo, anonima per motivi di sicurezza, dichiara ad AsiaNews: “Il presidente è riuscito ad ottenere un forte sostegno popolare, come dimostrano i risultati delle elezioni di medio termine. Egli ha convinto i cittadini che, mentre i ribelli islamisti hanno fatto pace con lo Stato, gli insorti comunisti rappresentano ancora una seria minaccia”. Il presidente ha più volte accusato di doppiogiochismo il Partito comunista delle Filippine (Cpp) e la sua ala armata, il New People's Army (Npa), dichiarandole “organizzazioni terroriste” e ponendo fine al trentennale processo di pace.

“I miliziani dell’Npa – prosegue la fonte – hanno invece perso simpatie tra la popolazione, perché si sono resi protagonisti di episodi violenti che hanno colpito la vita delle persone comuni: uccidono membri delle forze di sicurezza e a volte delle loro operazioni sono vittime anche i civili”. Altro fattore che alimenta la popolarità delle politiche di Duterte in materia di sicurezza è un nuovo approccio adottato dai militari nei rapporti con la gente dell’isola. “Diversamente da quanto avveniva ai tempi di Marcos, i soldati ora si mostrano aperti al dialogo e al rispetto dei diritti. Tuttavia, essi continuano a condurre indagini su scuole e organizzazioni di tribali o contadini, accusati di sostenere i ribelli. A Mindanao c’è chi si oppone alle misure di sicurezza ma si tratta persone che, come i contadini, non vengono ascoltate. Ai benestanti, che meno sono disturbati da perquisizioni e posti di blocco, in fondo sta bene così”.

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