13/07/2013, 00.00
MONGOLIA
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Mongolia, polemiche per il Naadam: “Basta bambini nelle gare ippiche"

L’inizio della competizione nazionale di lotta, equitazione e tiro con l’arco accende le proteste perl’impiego di bambini nelle corse: pesano e costano meno. Un attivista: “I ricchi smettano di sfruttare i giovani per il proprio intrattenimento”. Oltre 300 infortuni l’anno, e scommesse fino a 60mila dollari.

Ulaan Baatar (AsiaNews/Agenzie) - Cresce la protesta in Mongolia per la partecipazione dei bambini alle corse equestri. In almeno 30mila competizioni all'anno corrono bambini dai 7 anni in su. Le associazioni per i diritti umani chiedono al governo di alzare l'età minima e limitarne la partecipazione.

Giovedì 11 luglio ha avuto inizio il Naadam, disciplina tradizionale mongola che riunisce lotta libera, corsa a cavallo e tiro con l'arco. Molto spesso, per i 28 chilometri di cavalcata previsti dalla competizione, i bambini vengono preferiti agli adulti: sono più leggeri e non affaticano l'animale. Tuttavia, nell'ultimo anno, 326 ragazzi di giovane età hanno subito gravi infortuni nelle gare ufficiali, ma si stima che tale cifra sia maggiore se si considerano gli incidenti verificatisi nelle campagne e non segnalati.

Il cavallo è alla base della tradizione mongola e la disciplina del Naadam raccoglie un'eredità culturale che, da Gengis Khan arriva ai giorni nostri. In Mongolia si dice che, con i primi passi, i bambini imparino anche a montare a cavallo, e su tale principio i tradizionalisti difendono la pratica. "Solo cadendo da cavallo i bambini imparano a cavalcare - sostiene un allenatore - in questo modo il giovane e il cavallo diventano un'unica entità".

Ma le cifre degli infortuni e delle morti premature in gara spingono le associazioni per i diritti umani a battersi in favore di una maggiore tutela. Baljinnyam Javzankhuu, dell'Agenzia nazionale per i bambini, sostiene che "negli ultimi 20 anni le competizioni sono diventate molto più crudeli".

Complice anche il felice momento di espansione economica vissuta dal Paese negli ultimi anni, la disciplina del Naadam ha iniziato ad attirare un notevole flusso di scommettitori. "I ricchi dovrebbero smetterla di rendere i bambini vittima del proprio divertimento - spiega l'attivista mongolo, Purev Oyunchimeg - i ragazzi e le famiglie non ricevono nemmeno un compenso". Le puntate possono ammontare anche a 60mila dollari per corsa e i cavalli sono assicurati anche per un valore di milioni, mentre la retribuzione per i giovani fantini supera di rado i 100 dollari a corsa e ancora più bassa è la cifra per assicurarli. 

 

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